Il braccio di ferro tra UniCredit e il Governo italiano si fa sempre più teso. Il cuore del contenzioso è l’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) lanciata dalla banca guidata da Andrea Orcel nei confronti di Banco BPM, una mossa che potrebbe ridefinire gli equilibri del settore bancario italiano. Ma l’operazione si è rapidamente trasformata in un caso politico ed economico di portata nazionale. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha attivato il meccanismo del Golden Power, strumento normativo introdotto per tutelare gli interessi strategici dello Stato, e ha posto condizioni rigide all’autorizzazione dell’OPS.
Secondo quanto comunicato dallo stesso MEF alla Commissione Europea, la misura si giustifica con l’obiettivo di salvaguardare la sicurezza economica nazionale.
Il governo sottolinea come UniCredit sia in realtà controllata in larga parte da capitali esteri (oltre il 60% del capitale è in mano a soggetti extra UE), e che pertanto l’operazione di acquisizione di Banco BPM possa rappresentare un rischio sistemico. Un’affermazione forte, che ha sollevato interrogativi non solo sul piano industriale ma anche sul ruolo della politica nel libero mercato.
Le condizioni del MEF e il peso del Golden Power su UniCredit
Il Golden Power non ha bloccato formalmente l’operazione, ma ha imposto vincoli stringenti. Le condizioni poste dal governo italiano riguardano diversi ambiti. Innanzitutto, UniCredit dovrà completare l’uscita da tutte le attività in Russia entro il 2026, con l’unica eccezione delle operazioni necessarie a garantire i pagamenti delle imprese europee. Si tratta di un requisito coerente con le pressioni internazionali sul disimpegno dalle economie sanzionate.
In secondo luogo, UniCredit dovrà garantire per almeno cinque anni il mantenimento del rapporto tra impieghi e depositi, evitare la chiusura di sportelli bancari in Lombardia e confermare il supporto ai titoli di Stato italiani attraverso il fondo Anima, in cui la banca detiene una partecipazione strategica.
Il MEF ha definito queste condizioni come essenziali per garantire la continuità territoriale, la stabilità dei depositi e la resilienza del sistema creditizio italiano.
Inoltre, l’istituto di Piazza Gae Aulenti dovrà rispettare il principio di leale collaborazione, comunicando tempestivamente eventuali difficoltà nell’implementazione delle misure. Tali prescrizioni sono state notificate formalmente a UniCredit il 30 maggio, e discusse durante una precedente audizione. La banca ha fatto sapere di ritenerle eccessivamente limitative, ma compatibili con una strategia industriale paziente e dialogante.
Mercati in attesa e incertezza sull’esito finale dell’OPS
Le reazioni dei mercati non si sono fatte attendere. Le azioni UniCredit e Banco BPM hanno registrato fluttuazioni sensibili in borsa, in un clima di crescente incertezza. Andrea Orcel ha dichiarato che, alla luce del Golden Power, la probabilità di portare a termine l’operazione è scesa sotto il 20%. Parole pesanti, che potrebbero prefigurare il ritiro dell’OPS o una sua revisione radicale.
Nel frattempo, la Consob ha disposto la sospensione dell’OPS per 30 giorni, misura poi prorogata fino al 23 giugno. Banco BPM ha tentato un ricorso presso il TAR del Lazio per contestare questa sospensione, ma il tribunale amministrativo ha confermato la legittimità del provvedimento.
UniCredit ha a sua volta presentato ricorso contro il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha attivato il Golden Power: l’udienza è fissata per il prossimo 9 luglio. Tuttavia, se entro quella data non dovessero emergere nuovi elementi, l’operazione rischia di decadere per scadenza dei termini.
L’approccio della banca, nel frattempo, si è ammorbidito: il ricorso per la sospensiva del DPCM è stato ritirato e si punta ora a un confronto più collaborativo con il MEF. L’idea di fondo è quella di trovare un equilibrio tra le esigenze di vigilanza nazionale e gli obiettivi di crescita del gruppo bancario.
UniCredit tra strategia industriale e controlli statali
L’intervento del governo sull’OPS UniCredit-Banco BPM apre un fronte delicato nel rapporto tra autorità pubbliche e imprese private. Se da un lato il Golden Power è uno strumento legittimo per evitare che asset strategici finiscano sotto controllo straniero, dall’altro c’è il rischio che venga utilizzato in modo eccessivamente estensivo, scoraggiando investimenti e operazioni di consolidamento interne.
Il caso UniCredit dimostra come il concetto di “interesse nazionale” sia ormai centrale nella politica economica europea. In Francia e Germania, misure analoghe vengono applicate con regolarità. Ma nel contesto italiano, dove il sistema bancario è già sottoposto a forti pressioni regolatorie e di mercato, ogni ostacolo aggiuntivo può pesare in termini di competitività. Il futuro dell’OPS dipenderà dalla capacità di UniCredit e MEF di trovare un terreno comune: uno scontro frontale potrebbe danneggiare entrambe le parti, mentre un’intesa ben calibrata potrebbe invece tracciare una nuova via per le operazioni di M&A bancarie in Italia.
In sintesi.
- Il MEF ha attivato il Golden Power sull’OPS di UniCredit verso Banco BPM per proteggere gli interessi nazionali.
- Sono stati imposti vincoli su Russia, depositi, sportelli e investimenti in titoli di Stato.
- L’operazione è ora in stallo, con ricorsi in corso e un’udienza decisiva fissata per il 9 luglio.