Tutti in pensione più tardi ma si parte dai 60 anni, ecco dove e perché

Perché si va in pensione troppo tardi e perché non è così solo in Italia, anche se da Paese a Paese le differenze ci sono.
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3 settimane fa
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Nel 2026 per le pensioni arriva il blocco dell’anticipo, e per i nati fino al 1964 potrebbe venire meno una opzione.
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Le pensioni in Italia sono un dibattito sempre più acceso, praticamente incessante. “Si va in pensione troppo tardi”, sostengono in molti — soprattutto i lavoratori e i sindacati. Ma, allo stesso tempo, c’è chi afferma che l’età media di uscita dal mondo del lavoro sia troppo bassa, nonostante l’età pensionabile ufficiale sia fissata a 67 anni. In questo caso, a dirlo sono tecnici, esperti, studi statistici e rapporti ufficiali o semiufficiali.

Dove sta la verità? Le pensioni sono un rebus non solo per chi deve andarci, ma anche per i legislatori. Ma siamo sicuri che questo sia un problema esclusivamente italiano?

Il dubbio nasce, soprattutto oggi, mentre si parla di pensioni a 70 anni, con tanto di manifestazioni di piazza persino in Danimarca, un Paese spesso invidiato per il suo livello di funzionamento e tenore di vita.

Un dato di fatto è che non solo in Italia si discute di spostare più in avanti l’età pensionabile e i relativi requisiti. Ma quali sono le fasce d’età previste per il pensionamento negli altri Stati? E quali sono le differenze rispetto all’Italia?

Tutti in pensione più tardi ma si parte dai 60 anni, ecco dove e perché

Limitando l’analisi all’Europa, di cui fa parte anche l’Italia, è evidente che non esiste Paese in cui non sia in agenda una riforma pensionistica con l’innalzamento dell’età di uscita.

Il benessere generale della popolazione, nonostante si parli spesso di povertà, insieme alla prevenzione sanitaria e ai progressi della medicina, sono fattori che hanno ovunque allungato la speranza di vita. Nessun sistema pensionistico può prescindere da questo dato, che diventa un problema strutturale quando la speranza di vita cresce.

La sostenibilità dei sistemi pensionistici ne è direttamente influenzata.

La stima di vita fa andare in pensione più tardi

Pagare le pensioni per un periodo di tempo più lungo rappresenta un problema. Di conseguenza, i requisiti di accesso vanno progressivamente spostati in avanti per accorciare l’arco temporale del godimento della pensione.

In Italia, l’età pensionabile è fissata a 67 anni, ma esistono misure che, a partire dai 62 anni, permettono di anticipare l’uscita dal lavoro.

E se non si guarda all’età anagrafica ma solo ai contributi, le pensioni di anzianità si ottengono dopo circa 43 anni di versamenti: esattamente 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, con 3 mesi di finestra aggiuntiva.

“Tutti in pensione più tardi” è il mantra che dovrebbe salvare il sistema italiano, anche se — a ben vedere — i requisiti ordinari, sia in termini di età che di contribuzione, sono già tra i più alti in Europa.

Una cosa è l’età pensionabile, un’altra cosa è l’età di uscita media

Quando si dice che si andrà “tutti in pensione più tardi”, ci si riferisce a un trend condiviso anche da altri Paesi dell’Unione Europea. I sistemi previdenziali variano da Stato a Stato, anche perché le professioni, le specializzazioni e le condizioni socio-economiche sono differenti.

In Danimarca, ad esempio, ha fatto rumore il progetto di innalzare l’età pensionabile a 70 anni entro il 2040, che diventerebbe la più alta in Europa.

Oggi, in Paesi come Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, si va in pensione a 65 anni. Tuttavia, la forbice media in Europa oscilla tra i 65 e i 67 anni, e in tutti e quattro questi Paesi sono in corso discussioni su futuri aumenti.

I Paesi nordici, tra cui la già citata Danimarca, partono da 67 anni, ma sia Norvegia che Svezia stanno già pianificando l’aumento a 68 anni, e si prevede un ulteriore innalzamento negli anni a venire.

Spesso si dice che nell’Europa dell’Est le condizioni pensionistiche siano più sfavorevoli. Eppure, in realtà, Paesi come Romania e Polonia prevedono uscite tra i 60 e i 65 anni. E a seconda della tipologia di lavoro e dei contributi versati. Quota 60 anni, in Italia, è una soglia che salvo casi eccezionali, resta un miraggio.

In pensione più tardi? A dire il vero in alcuni posti non è così

Come già accennato, entrano in gioco variabili diverse: dai contributi versati all’età anagrafica, passando per le categorie di lavoratori. Infatti, sono previste ovunque misure di favore per chi svolge lavori usuranti, per gli invalidi e per i disoccupati di lunga durata.

Così come accade in Italia, anche all’estero le deroghe e le misure speciali fanno sì che l’età media di uscita effettiva sia spesso più bassa rispetto a quella pensionabile di legge.

È il caso della Francia, dove l’età pensionabile è oggi fissata a 65 anni, con ulteriori aumenti già previsti. Tuttavia, l’età media effettiva di uscita è compresa tra i 62 e i 64 anni.

Lo stesso vale per la Svezia. Va diversamente nei Paesi Bassi e in Belgio, dove la fascia è tra i 66 e i 67 anni. Così come in Portogallo e in Austria.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

1 Comment

  1. Pazzesco possibile che sindacati e Inps non riescano mettersi d’accordo accordo per me tutti a 60 anni sia uomini che donne chi ha lavorato x 20 anni prende la pensioni x i suoi 20anni di contributi chi ha lavorato x 40 anni prendera’ la pensione x 40 anni e basta cosa è fino 67 anni 60 anni x tutti e bata

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