Ecco perché i titoli di stato italiani restano allettanti con lo spread sotto 100 punti

Malgrado il restringimento dello spread sotto i 100 punti base, i titoli di stato italiani restano allettanti nel confronto europeo.
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1 settimana fa
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Titoli di stato italiani allettanti anche con spread sotto 100 punti
Titoli di stato italiani allettanti anche con spread sotto 100 punti © Immagine di Investire Oggi

La discesa dello spread sotto i 100 punti base ha accresciuto l’ottimismo del mercato attorno ai titoli di stato italiani. Il collocamento del BTp Italia a 7 anni è andato bene. Non sono stati replicati i record delle ultime emissioni retail, ma ciò è dipeso dal fatto che l’inflazione italiana al momento sembra rientrata, mentre fino ad un anno e mezzo fa era su livelli che non si vedevano dagli anni di Bettino Craxi a Palazzo Chigi. Già l’altro ieri il Tesoro coglieva di sorpresa con l’annuncio di una nuova emissione dual tranche, avente ad oggetto un nuovo BTp a 5 anni con scadenza 30 ottobre 2030 e un’altra tranche del BTp Green 2037 e cedola 4,05%.

Altissima la domanda: 214 miliardi di euro in tutto.

Stabilità politica favorisce acquisti

Un report di Goldman Sachs consolida il buon momento per i nostri titoli di stato. Non solamente perché arriva da una delle più importanti e influenti banche d’affari al mondo, ma anche perché è stato redatto dall’economista Filippo Taddei nelle vesti di Managing Director. Si tratta di una personalità che tra il 2013 e il 2017, in pieno renzismo, fu a capo del dipartimento economico del Partito Democratico, oggi all’opposizione del governo Meloni. Egli sostiene che la popolarità di cui gode l’attuale esecutivo a più di 30 mesi dal suo insediamento sia inusuale e garantirebbe almeno fino al prossimo anno un’importante stabilità politica all’Italia. Stabilità, che sta già avendo effetti positivi sul mercato sovrano.

Dicevamo, lo spread è sceso sotto i 100 punti base. Significa che per acquistare un BTp a 10 anni gli investitori chiedono oggi al governo italiano un rendimento meno dell’1% più alto rispetto al Bund di pari durata. E questo si deve al basso rischio di credito percepito sul mercato, grazie alla politica fiscale prudente di Roma e alla performance dell’economia italiana relativamente positiva, pur modesta.

Se il confronto lo facciamo con gli Oat francesi, notiamo che lo spread si sia più che dimezzato nell’ultimo anno. Stava sopra 80 punti base esattamente 12 mesi fa, mentre ieri si aggirava attorno ai 31 punti.

Spread reale negativo con la Francia

E sapete qual è il dato più saliente? Se andiamo a verificare lo spread in termini reali, cioè sottraendo ai rendimenti decennali i tassi d’inflazione rivelati a maggio, otteniamo che il BTp a 10 anni offre al momento l’1,80% contro il 2,50% della Francia, l’1,30% della Spagna e lo 0,40% della Germania. In pratica, la differenza con i Bund si amplierebbe a 150 punti, mentre con i bond francesi sprofonderebbe a -70. In pratica, sarebbero i secondi a rendere più dei titoli di stato italiani. Vogliamo precisare che il calcolo dei rendimenti reali va effettuato usando non i tassi d’inflazione attuali, bensì quelli attesi per il medio-lungo periodo. La prima modalità risulta, tuttavia, più immediata e semplice.

Lo spread reale Italia-Francia un anno fa era nell’ordine dei 230 punti. E se guardiamo all’andamento dei rendimenti reali italiani a 10 anni dal 2016 ad oggi, scopriamo che, pur in calo dalla media del 2,72% nel 2024, in questa quasi prima metà del 2025 con l’1,93% essi restino storicamente allettanti. Il dato che più si avvicina, sempre ad eccezione dell’anno scorso, risale al 2016 con l’1,54%. Pensate che nel 2022, quando l’inflazione media salì oltre l’8%, il BTp a 10 anni arrivò ad offrire il -5% reale. Dunque, se l’inflazione si mantenesse ai livelli correnti fino al 2035, i titoli di stato italiani ancora oggi rimarrebbero appetibili più che in passato.

Banche italiane verso shopping di di titoli di stato?

Infine, un altro aspetto da rilevare consiste nel fatto che le banche italiane abbiano di molto ridotto le loro esposizioni in valore assoluto e rispetto agli asset detenuti. Possedevano titoli di stato domestici per 377 miliardi di euro in aprile, oltre 30 miliardi in meno rispetto a 3 anni prima. Ciò lascia immaginare che gli acquisti saliranno nel medio e lungo termine tra la volontà di approfittare del rialzo atteso dei prezzi e la riduzione del rischio teorico con gli upgrade in corso delle principali agenzie di rating. Allontanandosi dall’area a rischio, il debito pubblico tricolore si rivela per quello che è: remunerativo e sicuro. Con il calo dei tassi di interesse gli istituti di credito avranno l’esigenza di tamponare i minori margini sui prestiti con operazioni sul mercato sovrano.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

1 Comment

  1. il problema e’ che da imu in poi da rendita il mattone e’ diventato, per la maggiore, perdita, sia rispetto al valore di acquisto che da rendimento, oltre ad una storica assenza di tutela in ambito residenziale per il locatore, e il popolo che cerca rendite CERTE non ha altra via se non le obbligazioni senior, meglio se ts, dove i btp la fanno da padrone grazie a maggior volumi

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