RENDIMENTO TITOLI DI STATO FRANCESI IN AUMENTO – La speculazione si sposta verso Ovest. A ben guardare i mercati finanziari dal satellite, sembra di assistere un bollettino meteo dove la tempesta finanziaria quest’anno, dopo aver distrutto le coste irlandesi e portoghesi lambendo per un momento quelle spagnole, si è abbattuta, prima sulla Grecia distruggendo tutto e poi sull’Italia. I meteorologi adesso annunciano che la perturbazione si sta spostando verso la Francia, ma ha già perso molta della sua forza iniziale e non farà vittime. Di fatto, in Italia le annunciate dimissioni del premier Berlusconi e il probabile incarico di formare un nuovo governo a Mario Monti, personalità di spiccata autorevolezza in ambito europeo, stanno ridando fiato ai mercati con le tensioni sui titoli di stato italiani che sembrano stemperarsi.
SPREAD BTP BUND IN DISCESA: SI TORNA A RESPIRARE – Il differenziale di rendimento fra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi di riferimento sta gradualmente scendendo, col Btp decennale che adesso rende meno del 7%, attestandosi al di sotto del livello di guardia fissato dalle autorità monetarie e finanziarie. Si è invece allargato fino a 170 punti base il differenziale fra i titoli di stato francesi (Oat) e quelli tedeschi. Numeri che per l’Italia sarebbero più che onorevoli, ma che per i francesi, che cercano di rimanere aggrappati alla AAA di rating delle agenzie internazionali, suonano come un campanello di allarme. Del resto la Francia, tramite le sue banche, è molto esposta verso il debito pubblico greco che è stato decapitato del 50% dall’Unione Europea e il sistema creditizio si è indebolito.
Se a ciò aggiungiamo anche i 300 e rotti miliardi di Btp italiani detenuti dai francesi, il cui prezzo è sceso improvvisamente in questi ultimi mesi, la preoccupazione aumenta.
RATING FRANCIA E’ TRIPLA A NEL BREVE. ANZI NO. IL GIALLO DI S&P

Così il costo dei CDS (Credit default swaps) sugli Oat è subito balzato verso l’alto, mentre la Commissione europea ha spronato la Francia a fare di più sul versante del rigore di bilancio, mettendo in discussione la capacità del paese di centrare gli obiettivi di risanamento previsti sul 2013.
RENDIMENTI PIù ALTI E MERCATI PIù INSTABILI?
E’ comunque più che evidente che la forza della speculazione internazionale, dietro la quale si muovono magistralmente le banche, si sta smorzando e non troverà di certo terreno fertile in Francia. Tutto a posto quindi? Per niente, è il commento secco di un analista di Barclay. I rendimenti dei titoli di stato italiani non torneranno ai livelli dello scorso anno e forse non ci dovevano stare neanche prima. Per l’Italia, con un debito pubblico che sfiora i 1.900 miliardi di euro – prosegue l’analista – e una crescita media a passo di lumaca da almeno 10 anni, da quando è stato introdotto l’euro, era un fatto anomalo vedere gli interessi a breve sul debito pubblico compresi fra l’1% e il 2%. L’unione monetaria e il ruolo della BCE hanno cercato di rendere i tassi omogenei in tutta l’area dell’UE, cosa che non poteva reggere a lungo. Per quanto riguarda l’Italia – aggiunge uno strategist di BNP Paribas – difficilmente torneranno i rendimenti dello scorso anno e probabilmente si assesteranno col tempo e con le riforme intorno al 4-5%. Ma questo sarà solo un bene se alle misure di austerità seguirà anche una riduzione dello stock di debito, perché i risparmiatori torneranno ad acquistare i propri titoli pubblici, come una volta, sostenendo così il proprio paese. Del resto chi acquistava Bot all’1% quando il mercato offriva valide alternative più remunerative per il proprio capitale? In prevalenza sono stati gli istituzionali e i fondi, quelli che – guarda caso – hanno scatenato la bufera finanziaria nel 2011.
