Arriva la notizia, nemmeno tanto a sorpresa, mandare continuamente messaggi su WhatsApp può essere reato. La cassazione ha stabilito che l’eccessivo invio di messaggi sulla chat verde può essere equiparato alle telefonate moleste ed è quindi passibile di denuncia.

WhatsApp e i messaggi molesti, ora è reato

C’era da aspettarselo, con la continua lotta che il mondo sta cercando di fare alla tecnologia per salvaguardare il suo diritto di privacy, ora arriva la notizia che in un certo senso conferma quelle che erano già da tempo le impressioni di molti utenti.

Inviare messaggi continuamente su WhatsApp è reato. Chi lo fa è passibile di denuncia. Del resto, anche sui social network, da tempo, si sono presi dei provvedimenti verso coloro che postano una massiccia serie di link e contenuti vari sulle bacheche altrui, ma soprattutto su pagine e gruppi.

Il termine spam, nato un po’ per gioco nell’era del digitale ispirandosi ad uno sketch dei leggendari Monty Python, ha trovato la sua perfetta configurazione in coloro che bombardano con l’invio di link nei gruppi social o all’interno della nostra posta elettronica. In effetti, la situazione è perfettamente comparabile anche per la chat di messaggistica istantanea più famosa al mondo. WhatsApp però ha l’aggravante di essere meno social e più vicino al mondo della telefonia, quindi comparabile con le reali molestie telefoniche.

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WhatsApp molesto, ora si finisce in tribunale

In effetti, è del tutto naturale ai giorni nostri cercare insistentemente una ex fidanzata su WhatsApp anziché telefonarla. Pensate quindi al massiccio invio di messaggi, a tutte le ore, anche quelle notturne. Per non parlare poi della possibilità che la app offre rispetto ad un semplice sms telefonico, ovvero l’invio anche di foto e video, magari allusivi e quindi ancora più preoccupanti.

Insomma, un incubo che doveva necessariamente essere inquadrato anche a livello giuridico per dare il giusto freno a coloro che hanno cattive intenzioni.

La legge attualmente non fa dunque distinzione tra molestie ricevute su un dispositivo poco gestibile come il telefono fisso tradizionale, i vecchi cellulari e gli smartphone, che invece consentono all’utente di bloccare i contatti indesiderati. Se il molestato raccoglie le prove delle comunicazioni che lo hanno portato a bloccare le chat con la persona che inviava insistentemente e frequentemente messaggi, ci sono gli estremi per una denuncia. I fatti che hanno condotto la vittima verso questa misura precauzionale sono infatti la prova del suo stato d’ansia o nel caso dello stalking persino della paura.

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Regolamentato il reato anche a seconda delle fasce orarie. Chi usa WhatsApp per insultare le persone, può essere da queste denunciato per ingiuria indipendentemente dall’orario di invio del messaggio. Ma durante le ore diurne, bastano più di due messaggi offensivi ricevuti dallo stesso contatto per denunciarlo. Nel caso in cui le offese fossero invece inviate in orari notturni, possono rientrare tra le molestie e nei casi più gravi, stalking.