Ancora una volta il mondo della tecnologia si mostra almeno di un passo avanti rispetto a quella che è la nostra fantasia. Il nuovo confine dei wearable si orienta ora verso la pelle elettronica. Una seconda pelle da indossare per fare da corazza al nostro organismo, andiamo a scoprirne di più.

Wearable, la seconda pelle

Dalla Cina agli Usa. Qualche mese fa, scienziati cinesi hanno infatti introdotto l’argomento con uno studio fatto sui wearable in campo medico e sanitario. Ai giorni nostri esistono numerose tecnologie di rilevamento flessibili e portatili che possono eseguire una miriade di misure fisiche e fisiologiche.

 I rapidi progressi nello sviluppo e nell’implementazione di tali sensori negli ultimi anni hanno dimostrato il crescente significato e la potenziale utilità di questa classe unica di piattaforme di rilevamento. Le applicazioni includono elettronica di consumo indossabile, robotica morbida, protesi mediche, pelle elettronica e monitoraggio della salute.

Nello specifico, lo studio riguardava proprio quella che viene “volgarmente” definita pelle elettronica. Stiamo parlando di una pellicola ed un display da portare sempre con sé come se fossero, appunto, una seconda pelle trasparente. Intanto, dagli Usa arriva un nuovo rapporto sui progressi fatti in campo di sensori per wearable, e naturalmente gli studi fatti sulla pelle elettronica ci entrano di diritto. Andiamo a scoprirne di più.

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Second skin, la pelle elettronica dalla Cina agli Usa

Si tratta, come appena detto, di una sorta di pellicola in grado di aderire alla pelle umana, utile per monitorare i nostri parametri vitali come il livello di ossigenazione del sangue, e per avere un check-up ogni volta che ne sentiamo il bisogno. La difficoltà principale di questo progetto di “pelle elettronica” è sicuramente quella di bilanciare il comfort della persona che la indossa durante l’utilizzo, e soprattutto il durare senza rompersi.

La pelle elettronica è incredibilmente sottile, è spessa infatti soltanto 3 micrometri, il che vuol dire un quarto della comune pellicola da cucina. Il display sfrutta la tecnologia PLED, con ottimi risultati in termini di flessibilità.

La sua durata è di circa un paio di giorni, passati i quali dovrà essere sostituita o comunque rimossa. Scopo ora della ricerca è trovare materiali flessibili che offrano un eccellente grado di deformabilità e conformabilità su superfici con diverse topologie e geometrie. La progettazione di sensori sensibili formati da substrati quali olicarbonato (PC) e polietilentereftalato (PET) pare aver già risposto anche a questo quesito. Dagli USA inoltre ci fanno sapere che l’inserimento di un’altra classe di substrati sensibili, quali gli elastomeri siliconici morbidi, come polidimetilsilossano (PDMS), completano l’opera.

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