Flappy Bird è stato rimosso perché creava dipendenza: questa la spiegazione del giovane sviluppatore vietnamita Dong Nguyen salito recentemente agli onori delle cronache per aver cancellato dagli store la sua creatura. E a rincarare la dose (e a gettare nello sconforto migliaia di utenti) ci hanno pensato anche Apple e Google che stanno rimuovendo dai loro store tutti i cloni di Flappy Bird, perché “creano confusione”. Almeno questa è stata la scusa tirata fuori dal vago regolamento, come un coniglio estratto da un cilindro.
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Flappy Bird: relax, non dipendenza
Deve essersi sentito un po’ come Sutter Cane in “Il seme della follia”, ma senza il risvolto mostruoso e oscuro che imperversa nel film di John Carpenter. La rapida espansione che ha visto protagonista Flappy Bird è stata una mannaia per Nguyen, che non ha sopportato che il suo gioco divenisse una moda così popolare tale da subentrare nell’inconscio degli utenti e sconvolgere loro la vita. Nguyen voleva creare solamente un gioco per divertirsi un po’, magari per qualche minuto, e rilassarsi, peccato che non abbia tenuto conto degli effetti collaterali. Perché giocare a Flappy Bird non significa dedicarsi a un po’ di relax: ci si rompe la testa con l’uccellino più goffo del mondo che deve muoversi in mezzo ai tubi verdi.
Flappy Bird: guerra aperta ai cloni da Google e Apple
Nel frattempo, Apple e Google hanno dichiarato guerra aperta ai cloni di Flappy Bird, rimuovendo tutte le app che includono il termine “Flappy” nel titolo. Un’operazione di marketing che non proviene da loro? Si butta via, anche se le classifiche sono dominate da queste copie (belle o brutte che siano) del gioco di Nguyen.
Qualcosa, tuttavia, ci dice che non finirà qui.