Si torna a parlare, da qualche giorno a questa parte, di Deep Web e Dark Web: si tratta, infatti, della parte più ‘misteriosa’ e inaccessibile di internet, dove è possibile trovare qualunque cosa in vendita (ad esempio), da armi ‘vietate’ dalle convenzioni internazionali alla pedo-pornografia. Un gruppo di ricerca dell’MIT di Boston, con a capo un italiano di nome Carlo Ratti, ha pubblicato uno studio su arXiv, nel quale si spiega come è stata effettuata la mappatura dei siti e perché le interconnessioni sono così scarse da risultare quasi improprio definire questo ‘luogo’ virtuale una rete, un ‘web’.

Ecco quanto vale il mercato nero dei nostri dati sul deep web.

Deep Web e Dark Web: siti e pagine in numero eccezionale, cos’è

Il Deep Web rappresenta la parte più corposa di internet, con un numero di siti maggiore rispetto a quello della rete ‘visibile’ e ‘trovabile’ con i comuni motori di ricerca.  Si ritiene che il Deep Web sia addirittura 500 volte più vasto del web ‘comune’ e rappresenterebbe la vera impalcatura della rete. Al suo interno è presente sia un ‘lato pulito’, le reti aziendali e tutto ciò che, pur essendo online, non può e non deve essere condiviso e trovato facilmente; sia un ‘lato sporco’, in realtà una minima parte, formata da siti di ogni genere, dove è possibile, come abbiamo detto, comparare armi o addirittura bambini per soddisfare le proprie insane voglie. Quest’ultimo è chiamato in senso stretto Dark Web ed è proprio su quest’ultimo che si è incentrato lo studio.

Qui Memex, il motore di ricerca per esplorare il il Deep Web.

Dark Web: siti e connessioni poco social

Mediante Tor, ma a proprio rischio e pericolo, è possibile entrare nel lato oscuro del Dark Web: secondo lo studio pubblicato, infatti, la mappatura del dominio di primo livello generico mostra come innanzitutto siano soltanto 25mila le pagine presenti nella rete oscura e che soltanto 7mila di esse portano link e connessioni con altri siti appartenenti al medesimo dominio.

Significa che soltanto il 13% di queste pagine crea ‘rete’ e, dunque, è possibile affermare che la Dark Web non sia assolutamente un ‘web’ come siamo abituati con internet ‘visibile’. È chiaro che le esigenze – che abbiamo visto sono soprattutto criminali – siano diverse e che il lato ‘social’ non sia quello più sviluppato.