Guardare alla Svizzera per capire quale direzione prenderanno i tassi di interesse nel resto d’Europa per i prossimi trimestri? Intanto, l’Ufficio Statistico Federale ha pubblicato il dato sull’inflazione elvetica nel mese di aprile, risultata nulla su base annuale e mensile. A marzo e febbraio era stata dello 0,3%, già di per sé bassissima. Il dato “core”, al netto di generi alimentari ed energia, è sceso dallo 0,9% allo 0,6%. Il paese alpino ha una storia recente di deflazione, che la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha cercato negli anni di contrastare attraverso i tassi negativi e intervenendo a più riprese sul mercato forex per indebolire il cambio. Addirittura, tra il settembre 2011 e il gennaio 2015 venne imposto un cambio minimo di 1,20 contro l’euro, poi eliminato per l’afflusso incontenibile di capitali dall’estero.
Franco svizzero sempre super
Proprio il franco svizzero si è rafforzato negli ultimi tempi, salendo ai massimi storici contro l’euro e il dollaro. E’ considerato un asset sicuro contro le tensioni internazionali. La Svizzera ha già tagliato i tassi fino a portarli allo 0,25% alla riunione di marzo. Il prossimo appuntamento sarà a giugno e non è escluso che l’istituto annunci il loro azzeramento. Di questo passo, entro la fine dell’anno potremmo assistere al ritorno dei tassi negativi, che qui ebbero fino al 2022 la loro patria più che nel resto d’Europa o in Giappone.
Da monitorare anche il dato sui depositi a vista della BNS, che per anni hanno segnalato il grado di intervento sul mercato forex per contenere la forza del franco. Raggiunsero l’apice di oltre 666 miliardi di franchi nell’aprile del 2022, mentre a febbraio di quest’anno risultavano scesi a 435,4 miliardi. Un’eventuale loro risalita sarebbe la spia che la BNS sarebbe tornata a comprare valute straniere per cercare di frenare la forza del cambio ed evitare che l’economia domestica (esportatrice) cada in un mix tra stagnazione e deflazione.
Rendimenti a breve sottozero
Tuttavia, intervenire sul forex direttamente appare più difficile con Donald Trump alla Casa Bianca. Il tycoon già nel corso del primo mandato aveva lamentato che il franco svizzero fosse tenuto artificiosamente sottovalutato, inserendolo nella “watchlist”. Probabile, quindi, che la Svizzera vorrà agire eventualmente sui tassi. Il mercato obbligazionario sconta una simile ipotesi. Il tratto medio-breve della curva dei tassi è tornato negativo dopo 3 anni. Il rendimento a 2 anni viaggia oggi al -0,12%. Meno di un paio di mesi fa stava allo 0,35%.
Tassi in Svizzera attesi negativi nel breve periodo
Sul tratto lungo il discorso cambia di poco. Non siamo (ancora) ai livelli di rendimento negativo, ma il decennale offre meno dello 0,40%. La scadenza a 40 anni, che a marzo arrivò a sfiorare lo 0,80%, oggi offre appena lo 0,36%. Il mercato obbligazionario si attenderebbe che la Svizzera tagli i tassi sottozero entro i prossimi mesi per reagire a una discesa dell’inflazione in territorio negativo. Scenario non estraneo al resto del continente per via dei dazi americani. Gran parte delle minori esportazioni europee e cinesi verso gli Stati Uniti potrebbero essere dirottate sul nostro mercato, aumentando l’offerta complessiva di merci e facendo così scendere i prezzi al consumo.