Il pasticcio inerente ai buoni fruttiferi postali della serie Q/P emessi tra il 1986 ed il 1995 continua. Sono molti infatti coloro che si recano in Tribunali o davanti all’Arbitro Bancario Finanziario per richiedere incassi superiori a quelli previsti o ricevuti. Ora arriva però una nuova sentenza della Cassazione che spegne molte speranze. Vediamo cosa è successo.

Buoni fruttiferi postale: arriva una decisione della Cassazione sui rimborsi

Come comunica il quotidiano Ilgiorno di Milano la Cassazione spegne la speranza di molti risparmiatori che avevano incassato interessi più bassi di quelli prospettati.

Ciò in merito ai titoli della serie Q/P emessi dal 1986 al 1995. Ma cosa è successo esattamente? Ebbene, una sentenza della Cassazione ha respinto un ricorso fatto da una famiglia contro una sentenza della Corte di Appello di Milano. Con la sentenza, la Corte Suprema comunica che Poste non è tenuta a versare le differenze.

Il problema dei buoni fruttiferi postali serie Q/P

Per Carmelo Benenti, presidente della Federconsumatori di Milano, associazione che assistito la famiglia su indicata, questa sentenza è discutibile. Il motivo è che in gioco ci sono i risparmi di tanti risparmiatori che hanno incassato meno soldi rispetto a quanto era indicato dietro al titolo. Tutto è iniziato il 1° luglio 1986 quando con un DL sono cambiati i tassi di rendimento. Poste avrebbe dovuto stampare dei nuovi titoli con nuovi tassi mentre invece ha utilizzato i vecchi buoni serie P mettendoci su un timbro con i nuovi rendimenti e la nuova serie. Sono nati così i buoni della serie Q/P. Il problema è nato perché i timbri modificavano la rendita soltanto per i primi 20 anni non dicendo nulla di quanto applicare dal 21° in poi. Allo scadere dei 30 anni, l’intermediario ha poi riconosciuto per intero i rimborsi calcolati sui tassi modificativi previsti dal citato Decreto. I risparmiatori ritenevano invece di dover avere interessi della legge precedente.

Nella sentenza, la Cassazione comunica che quando la nuova regola fu introdotta ci fu un grave fenomeno inflattivo con un aumento degli interessi da corrispondere ai risparmiatori. I giudici hanno spiegato che c’è stato un aggravamento della finanza pubblica negli anni della lira prima del passaggio all’euro. Quindi “sarebbe davvero arduo guardare ai buoni fruttiferi postali come ad una sinistra operazione speculativa destinata a pesare sull’ignaro ed indifeso sottoscrittore“.
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