Il giorno di valuta è la data, a partire dalla quale hanno effetto le operazioni a credito e a debito nei confronti del titolare di un conto corrente o di altro strumento emesso da una banca. Si tratta di un marchingegno, che ad oggi si è rivelato semplicemente un costo a carico del risparmiatore. Vediamo di capirne meglio. Se in data 10 maggio hai emesso un assegno, di appoggio al conto corrente della banca X, questa perderà il denaro effettivamente alla data in cui il creditore si presenterà al suo sportello per riscuotere la somma ivi indicata.

Poniamo che lo faccia il giorno 14 maggio. In teoria, l’addebito dell’assegno dovrebbe avvenire in quella data, mentre se controllerai l’estratto conto, ti accorgi che esso è avvenuto formalmente proprio il 10 maggio, ovvero alla medesima data di emissione dell’assegno.

Esempio concreto

Facciamo lo stesso esempio, ma stavolta ipotizzando che in data 10 maggio, porterai alla tua banca un assegno per versarlo sul conto corrente. Sulla base delle regole riguardanti il funzionamento delle stanze di compensazione, l’istituto otterrà materialmente l’accredito il giorno seguente. Ma sempre verificando l’estratto conto, potrai accorgerti che l’accredito formalmente sarà eseguito dopo 4 giorni, se l’assegno era stato emesso “su piazza”, dopo 6 giorni, se era stato emesso “fuori piazza”. In altre parole, il giorno di valuta danneggia sempre il cliente della banca, perché l’accredito effettivo gli sarà riconosciuto successivamente alla data del versamento, mentre l’addebito gli sarà immediatamente applicato. Diverse sentenze hanno escluso in Italia, che le banche possano unilateralmente statuire simili previsioni, dovendole concordare di volta in volta con il cliente. Ma capirete bene che non capita praticamente mai.      

Occhio all’estratto conto, il giorno di valuta può ingannare

Alla base del ragionamento sotteso al giorno di valuta esistono argomentazioni teoricamente anche comprensibili, ma che ai giorni d’oggi appaiono poco veritieri.

Una banca, in sostanza, perde la possibilità di gestire il denaro del cliente, una volta che questi impartisce un ordine di pagamento, indipendentemente dalla data effettiva di fuoriuscita dello stesso dall’istituto. Viceversa, alla banca stessa servirebbe almeno qualche giorno di tempo per investire il denaro consegnatogli dal cliente con un versamento. Da qui, l’asimmetria tra il giorno di valuta a credito e il giorno di valuta a debito. Ma in tempi di transazioni elettroniche istantanee, dubitiamo che tali ragionamenti conservino ancora una solida validità. Da un punto di vista pratico, però, tale asimmetria potrebbe comportare un qualche problema di liquidità per il correntista, nel caso di operazioni molto frequenti di accredito e addebito. Immaginate di avere emesso un assegno per 10.000 euro in una certa data e di averne incassato e versato sul conto un altro di 12.000 euro il giorno stesso. Nella vostra testa siete convinti di avere migliorato il saldo sul vostro contro di 2.000 euro e magari il giorno stesso o quello seguente vi comportate di conseguenza, emettendo assegni o effettuando pagamenti, come se quei 2.000 euro fossero materialmente disponibili. Invece, nel frattempo avrete rimediato un puro addebito di 10.000 euro, mentre l’accredito vi sarà riconosciuto solo a qualche giorno di distanza. Non solo quella cifra non l’avete ancora sul conto, ma questi è gravato al momento solo dell’addebito. Rischiate senza nemmeno volerlo di effettuare una spesa scoperta. Dunque, attenzione e verifica sempre dell’estratto conto (ormai si fa online o presso un ATM), prima di emettere un assegno o presentarsi a un qualche POS per pagare con carta di credito o bancomat.