Il 2027 è un anno che, dal punto di vista previdenziale, assume grande importanza per l’aumento di un mese dell’età pensionabile. Ma, a conti fatti, potrebbe rivelarsi decisivo anche per altro. Se l’obiettivo politico dichiarato da anni è il superamento della riforma Fornero, il 2027 potrebbe essere l’anno giusto per salutare definitivamente la legge e per varare una nuova riforma delle pensioni.
Sono almeno tre gli indizi che fanno pensare a questa previsione ottimistica. Può sembrare strano parlare di novità positive mentre l’opinione pubblica è concentrata sui temuti aumenti dell’età pensionabile nel 2027 e nel 2028, ma in realtà qualcosa potrebbe davvero muoversi.
Riforma pensioni, addio legge Fornero: dal 2027 in pensione prima
La legge di Bilancio di quest’anno ha previsto poco o nulla in materia pensionistica. Una manovra scarna, priva di interventi significativi in tutti i settori. Il governo Meloni ha scelto di privilegiare la tutela dei conti pubblici, rinunciando a provvedimenti “spot” come, ad esempio, il blocco dell’aumento dell’età pensionabile.
È però una scelta che potrebbe dare un risultato importante e favorevole in ottica riforma: il rientro dalla procedura di infrazione comminata dall’UE. Questo nuovo margine di manovra consentirebbe al governo di avere mani più libere sui provvedimenti del 2026.
>È plausibile quindi che la legge di Bilancio 2026, destinata a entrare in vigore nel 2027, sarà più ampia, più “corposa” e più orientata a riforme di sistema.
Il governo da tempo ribadisce — in risposta alle critiche sul mancato superamento della legge Fornero — che l’obiettivo sarà centrato entro la fine della legislatura.
E la legislatura si chiude proprio nel 2027.
Una manovra di grande respiro, capace di intervenire in modo strutturale sul sistema pensionistico, rappresenterebbe un fortissimo argomento politico in campagna elettorale. Immaginate lo spot: “Abbiamo cancellato la legge Fornero”. Un messaggio potentissimo per il Centrodestra.
Gli scenari futuri del nostro sistema pensioni
Per il 2027, dunque, la prospettiva di una vera riforma delle pensioni con relativo addio alla legge Fornero potrebbe non essere più una speranza flebile, come accade da oltre tredici anni. La possibilità si rafforza anche nel caso in cui si arrivi a una soluzione invocata da tempo da tecnici e addetti ai lavori: la separazione tra previdenza e assistenza.
Da anni, infatti, ogni analisi sullo stato dell’INPS evidenzia lo stesso problema. Quando si parla di conti in rosso, sostenibilità precaria e rischio di implosione, si sommano nella stessa voce:
- la spesa per pagare le pensioni maturate con contributi;
- la spesa per sussidi, ammortizzatori sociali e prestazioni assistenziali, che non derivano da versamenti del beneficiario.
È evidente che unire queste voci genera una fotografia poco veritiera dello stato del sistema. Dividendo le due componenti, i conti previdenziali legati alle pensioni finanziate dai contributi dei lavoratori attivi apparirebbero molto più equilibrati.
A rilanciare il tema è stato recentemente anche il Presidente dell’INPS, Gabriele Fava, che ha sottolineato l’urgenza della separazione tra spesa assistenziale e previdenziale durante la presentazione del Rapporto Annuale INPS 2025 all’Università di Siena.