Tassazione rendite finanziarie al 26% anche su buoni fruttiferi e libretti postali?

Il governo non ha escluso l’aumento del prelievo sui prodotti postali italiani. Meglio quindi portare i soldi all'estero. Le poste svizzere offrono maggiore sicurezza e aprire un conto è semplice e lecito
11 anni fa
3 minuti di lettura

Tassazione rendite finanziarie in aumento? Ormai è allarme generale fra i risparmiatori italiani. Non c’è giorno che non esca una notizia, un rumor, un tweet che non angosci tanto il piccolo quando il grande investitore.

 

Il governo Renzi si appresta ad alzare il prelievo (già alto) degli interessi in maturazione sulle obbligazioni bancarie e corporate dal 20 al 26%. La legge entrerà probabilmente in vigore il prossimo 1 Luglio, sempre che l’esecutivo non si preoccupi di fare un passo indietro considerando tutte le implicazioni negative che tale riforma potrà comportare.

Prima fra tutte la fuga di capitali all’estero. Un allarme avvertito soprattutto dal mondo bancario. Antonio Patuelli, presidente dell’ABI, ha infatti tuonato dalle colonne de “Il Sole 24 Ore” che vi è un concreto pericolo di fuga di soldi fuori dall’Italia, vanificando gli effetti della manovra di rimpatrio di capitali non dichiarati dalla Svizzera. Cosa ribadita anche da Beppe Grillo nel suo blog. Del resto, a chi conviene far rientrare i soldi dall’estero sapendo in partenza che i capitali verranno poi bastonati in Italia da un altro pesante balzello? Ma non è solo questo il punto.

 

Buoni fruttiferi e libretti postali nel mirino del fisco?

 

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Da un lato il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si è prodigato nel rassicurare i risparmiatori che la misura di inasprimento non interesserà i titoli di stato e nemmeno i conti deposito la cui aliquota impositiva rimarrà al 12,50% sugli interessi (escluso capital gain), ma non ha detto nulla per quanto riguarda gli interessi maturati sui conti correnti, sui libretti postali e su quelli derivanti da investimenti in buoni fruttiferi (BFP) e libretti postali. Il che non è un dettaglio. Del resto le intenzioni dei banchieri sono quelle di spingere i piccoli risparmiatori a comprare strumenti finanziari il cui rendimento è ormai nullo o negativo. E le banche italiane sono stracolme di titoli di stato che prima o poi dovranno essere scaricati sul retail, una volta che queste saranno in grado di stare in piedi con le loro gambe senza il supporto della BCE che, per i finanziamenti erogati al sistema creditizio, chiede BTP a garanzia.

[fumettoforumleft]Ma torniamo a BFP e ai libretti postali che costituiscono una buona fetta del risparmio storico delle famiglie italiane. Tanto per farsi un’idea, al 31 dicembre 2012 lo stock di risparmio postale comprensivo di Libretti postali e di Buoni fruttiferi di pertinenza della Cassa Depositi e Prestiti ammontava complessivamente a 233,63 miliardi di euro, rispetto ai 218,41 miliardi riportati alla chiusura del 2011, registrando un incremento del 7%. Tendenza in crescita che è andata consolidandosi anche nel 2013. Più nello specifico, il valore di bilancio relativo ai Buoni Fruttiferi ha raggiunto i 134,8 miliardi di euro, mentre il resto è costituito da libretti postali.

 

Aumenta il pericolo di fuga di capitali all’estero

 

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Non sono noccioline. Si tratta di masse di denaro molto importanti che rischiano di subire uno sconvolgente riassetto se il prelievo sulle rendite si innalzasse al 26% (ora è al 12,50%) dal prossimo mese di Luglio. E l’allarme è stato avvertito anche ai piani alti di Poste Italiane, l’azienda più ammirata e redditizia al mondo, proprio grazie ai suoi prodotti finanziari innovativi, e che si appresta a essere quotata in borsa. Del resto però – fanno notare gli esperti del Ministero dell’Economia – senza il contributo dei buoni fruttiferi e dei libretti di risparmio, il governo non riuscirà a centrare l’obiettivo di raccogliere quei 2,6 miliardi di euro per abbattere l’Irap sulle imprese. Anzi, a dire il vero, è già in forte dubbio questo obiettivo perché molte famiglie italiane stanno già portando lecitamente i soldi all’estero, soprattutto in paradisi fiscali, in Svizzera dove i non residenti non pagano imposte sul risparmio, passando al regime dichiarativo.

Altri stanno allocando risorse e modificando i loro portafogli in modo da evitare l’inasprimento dell’aumento dell’imposta del 30% sulle rendite finanziarie acquistando obbligazioni emesse dai paesi inclusi nella cosi detta “white list”. Non dimentichiamo che tantissimi piccoli risparmiatori italiani arrotondano la magra pensione con gli interessi derivanti dal risparmio postale e vedersi ulteriormente taglieggiati gli ormai risicati guadagni farebbe scattare una fuga di massa verso altri lidi.

 

Anche le Poste Svizzere offrono prodotti interessanti, senza tasse alla fonte

 

postfinance

Come accade in Italia anche le Poste Svizzere offrono una soluzione per i risparmi attraverso la divisione Postfinance del gruppo. Presso Postfinance è possibile aprire un conto privato in euro  semplicemente recandosi allo sportello o anche per posta. E’ tutto lecito, basta solo dichiaralo al fisco italiano. Una volta aperto il conto, si possono sottoscrivere diverse forme di investimento, come in Italia, che vanno dai fondi, alle obbligazioni, a varie forme di risparmio, anche per giovani e minori. Il conto Postfinance può essere gestito anche via internet e può essere declinato anche nella versione in franchi svizzeri o in altre valute (dollari, sterline, yen, ecc.). I tassi d’interesse sono bassi, ma non ci sono imposte alla fonte. Eventuali guadagni dovranno essere dichiarati successivamente al fisco (tramite quadro RW). Sono possibili anche altre soluzioni come il conto di deposito, ma in quanto a tassi si rimane sempre su livelli bassi e ci sono dei costi minimi, oltre un certo numero di prelevamenti allo sportello o per prelevamenti col bancomat all’estero. Questo non rende certo conveniente l’operazione, ma il motivo principale è la salvaguardia dei risparmi di una vita. Non si corre il rischio di un prelievo forzoso dalla sera alla mattina sui depositi, come avvenuto a Cipro o come fece il governo Amato nel 1992 in Italia. Politici e burocrati con la complicità di giornalisti al loro servizio non hanno fatto altro che ingenerare insicurezza fra i risparmiatori italiani che ormai vedono i loro sudati risparmi sempre più minacciati dal fisco.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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