Quota 41 è una delle misure più popolari quando si parla di pensioni. Anche nelle discussioni sulla prossima Legge di Bilancio o nelle ipotesi di una grande riforma previdenziale, la Quota 41 continua a riscuotere un certo successo.
Oggi esiste già una versione della misura in funzione, un’altra che potrebbe essere introdotta nella prossima manovra del governo e, infine, una terza che rimane un autentico progetto ideale di riforma sostenuto da una parte della maggioranza.
In altre parole, abbiamo tre versioni:
- la Quota 41 precoci, attualmente attiva;
- la Quota 41 flessibile, che potrebbe entrare in vigore dal 2026;
- la Quota 41 per tutti, che resta il sogno politico di alcuni partiti.
Ma come funzionano queste tre opzioni e quali sono le loro differenze?
La versione in vigore, la Quota 41 precoci, consente l’uscita anticipata solo ad alcune categorie di lavoratori che abbiano almeno 12 mesi di contributi, anche discontinui, versati prima dei 19 anni di età.
I beneficiari sono:
- caregiver, che assistono un parente disabile convivente da almeno 6 mesi;
- disoccupati, che hanno perso involontariamente il lavoro e terminato di percepire la NASpI;
- invalidi civili, con un grado di invalidità pari o superiore al 74%;
- addetti a mansioni gravose o usuranti.
In questo caso, la misura non prevede alcun limite anagrafico: bastano i 41 anni di contributi.
Quota 41 flessibile, di cosa si tratta?
Dal 2026 potrebbe vedere la luce una nuova versione: la Quota 41 flessibile. Si tratterebbe di una misura destinata a sostituire la Quota 103.
Il meccanismo prevederebbe:
- un’età minima di 62 anni;
- almeno 41 anni di contributi.
La caratteristica principale sarebbe l’applicazione di una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia (67 anni).
In pratica, chi si ritirasse a 62 anni vedrebbe l’assegno ridotto del 10%.
Tuttavia, questa decurtazione colpirebbe solo chi ha un ISEE superiore a 35.000 euro annui. Per tutti gli altri lavoratori non sarebbero previste penalizzazioni.
La pensione anticipata con Quota 41 per tutti, che fine ha fatto il progetto?
La Quota 41 per tutti resta il grande progetto incompiuto, sostenuto in particolare dalla Lega di Matteo Salvini, che l’ha sempre considerata un cavallo di battaglia.
Già durante il primo governo Conte, l’idea era che Quota 41 per tutti rappresentasse la naturale prosecuzione della Quota 100. La proposta originaria, sostenuta anche dai sindacati, prevedeva una misura senza limiti di età, senza penalizzazioni e accessibile a tutti coloro che raggiungevano 41 anni di contributi.
Successivamente, però, sono emerse preoccupazioni sui costi elevati per le casse dello Stato. Per questo motivo, sono state avanzate alcune ipotesi di correttivi, come il ricalcolo contributivo, che avrebbe comportato pesanti tagli agli assegni, analoghi a quelli già visti nella Quota 103.
In sintesi:
- la Quota 41 precoci resta in vigore per specifiche categorie;
- la Quota 41 flessibile potrebbe arrivare dal 2026, con un meccanismo più inclusivo ma con penalizzazioni limitate;
- la Quota 41 per tutti rimane un progetto politico, al momento non realizzabile per ragioni di sostenibilità economica.