Abbiamo già visto che quota 41 è la colonna portante sulla quale avviare la prossima riforma delle pensioni. Da un lato il Governo vorrebbe scongiurare il ritorno alla Legge Fornero, dall’altro, vorrebbe incentivare chi decide di rimandare la pensione, con uno specifico bonus in busta paga.
Detto ciò, l’impostazione della nuova quota 41 è tutta da scrivere. Infatti, i tecnici del Governo devono ancora definire quali siano i requisiti di accesso, sia anagrafici che contributivi, di chi può andare in pensione con quota 41.
Detto ciò, il punto di partenza potrebbe essere quota 102, che dovrebbe essere accantonata dal 31 dicembre di quest’anno. Infatti, il Governo, sulla base della struttura normativa di quota 102, vorrebbe rivedere la quota contributiva fissandola a 41 anni. Ecco perché si parla di quota 41.
Le novità potrebbero essere anche altre ossia la rivisitazione delle regole di cumulabilità della pensione anticipata con i redditi da lavoro dipendente e autonomo.
Ecco cosa potrebbe cambiare già nella prossima Legge di bilancio.
La proposta. Quota 41 rivedendo quota 102
In base a quanto visto in premessa, il Governo potrebbe introdurre una nuova quota 41, intervenendo sui requisiti di accesso richiesti per l’attuale quota 102.
Quota 102, può essere sfruttata da chi rispetta:
- un requisito anagrafico pari almeno a 64 anni e
- un’anzianità contributiva minima di 38 anni.
Quota 102 riguarda gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive e sostitutive della medesima, gestite dall’INPS, nonché alla gestione separata, che maturino nel corso dell’anno 2022 i requisiti di età anagrafica pari a 64 anni e di anzianità contributiva pari a 38 anni (c. d. “quota 102”).
Il nuovo Governo, partendo da quota 102, vorrebbe abbassare la quota anagrafica e rivedere verso l’alto il monte contributivo,, portandolo a 41 anni. Il compromesso potrebbe essere trovato con: un’anzianità contributiva di 41 anni e un requisiti anagrafico di 61 anni.
Il bonus per chi continua a lavorare
Le novità potrebbero essere anche altre ossia la rivisitazione delle regole di cumulabilità della pensione anticipata con i redditi da lavoro dipendente e autonomo.
Infatti, a oggi, quota 102 è incompatibile con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione dei redditi derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui.
Rilevano ai fini dell’incumulabilità della pensione: i compensi percepiti per l’esercizio di arti; i redditi di impresa connessi ad attività di lavoro, nonché le partecipazioni agli utili derivanti da contratti di associazione in partecipazione nei casi in cui l’apporto è costituito dalla prestazione di lavoro (cfr messaggio n. 59 del 12 marzo 1997); diritti di autore; brevetti). L’incumulabilità è verificata rispetto ai redditi percepiti nel periodo compreso tra la data di decorrenza del trattamento pensionistico e la data di compimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia. Infatti, l’incumulabilità non vale per sempre.
Detto ciò, il Governo potrebbe valutare di rivedere tale regole di cumulabilità, permettendo a chi vuole continuare a lavorare di superare questo ostacolo. Senza alcun impatto negativo sull’assegno pensionistico.