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Oggi: 14 Ago, 2025

Permessi Legge 104: ok dall’INPS, ma il datore va informato?

La Cassazione chiarisce: i permessi 104 non richiedono autorizzazione, ma il datore di lavoro va comunque informato
1 mese fa
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permessi 104
Foto © Licenza Creative Commons

Una pronuncia della Corte di Cassazione ha posto un punto fermo in materia di utilizzo dei permessi previsti dalla Legge 104/1992, chiarendo la posizione dei lavoratori e i margini di manovra dei datori di lavoro.

Con l’ordinanza n. 5611 del 3 marzo 2025, la Sezione Lavoro della Suprema Corte ha ribadito che i permessi riconosciuti ai sensi dell’articolo 33, comma 3, della citata legge non sono soggetti a preventiva autorizzazione da parte del datore di lavoro. Tuttavia, il lavoratore resta, comunque, tenuto al buon senso di informare il proprio datore, affinché sia garantita un’organizzazione efficiente dell’attività aziendale.

Permessi 104: l’autorizzazione aziendale è necessaria?

Secondo quanto stabilito dai giudici della Cassazione, la fruizione dei permessi per l’assistenza a familiari con disabilità, disciplinata dalla Legge 104, non richiede un’autorizzazione esplicita da parte dell’azienda.

L’ente competente per l’approvazione è infatti l’INPS, che valuta e concede i permessi sulla base della documentazione presentata. Il datore di lavoro, quindi, non ha il potere di negare il permesso richiesto, né può subordinare l’assenza del dipendente alla propria approvazione preventiva.

Tuttavia, questo non significa che il lavoratore possa assentarsi in modo improvviso e arbitrario. La Corte sottolinea infatti l’importanza del principio di collaborazione tra le parti e richiama il lavoratore al buon senso. Un comportamento leale e corretto all’interno del rapporto di lavoro. Ne deriva l’invito al dipendente  comunicare in anticipo la propria intenzione di usufruire del permesso, anche se non è obbligato a chiederne formale approvazione.

La mancata comunicazione non è assenza ingiustificata

Uno dei punti centrali dell’ordinanza riguarda la distinzione tra l’obbligo di comunicazione e la qualificazione dell’assenza.

Nel caso preso in esame dalla Cassazione, un lavoratore era stato licenziato per non aver informato preventivamente il datore dell’intenzione di utilizzare un giorno di permesso ai sensi della Legge 104.

La Corte ha ritenuto tale misura eccessiva, evidenziando che l’assenza non poteva essere considerata automaticamente ingiustificata, in mancanza di un’esplicita previsione normativa o contrattuale che imponesse la comunicazione come condizione per la fruizione del permesso. In altri termini, se né la legge né il contratto collettivo nazionale applicato prevedono espressamente la comunicazione come vincolante, la sua omissione non può comportare sanzioni gravi come il licenziamento (come previsto, ad esempio, nei casi di abuso permessi 104).

Il ruolo della buona fede e dei doveri contrattuali nei permessi 104

La pronuncia del 3 marzo 2025 evidenzia anche l’importanza di un comportamento ispirato ai principi di buona fede e correttezza reciproca. Anche se l’assenza del lavoratore è formalmente legittima e non soggetta ad autorizzazione datoriale, il “dovere” di comunicazione trova fondamento nei principi generali che regolano il rapporto di lavoro.

La Cassazione, pur non negando la legittimità dell’assenza, ha quindi ritenuto che la condotta del dipendente debba comunque essere orientata a garantire un corretto svolgimento dell’attività aziendale. Da ciò deriva che la comunicazione dell’intenzione di assentarsi deve essere considerata un comportamento corretto, anche se la sua omissione non costituisce, di per sé, una violazione disciplinare grave.

Implicazioni per aziende e lavoratori

La decisione della Suprema Corte ha ricadute importanti sul piano applicativo. Per i datori di lavoro, significa che non possono opporsi alla fruizione dei permessi 104 sulla base della mancata autorizzazione. Né possono adottare misure disciplinari sproporzionate in assenza di specifiche clausole contrattuali. L’eventuale licenziamento per “assenza ingiustificata” deve essere valutato caso per caso, tenendo conto delle disposizioni normative e contrattuali vigenti.

D’altra parte, i lavoratori non devono interpretare la pronuncia come un via libera all’uso arbitrario dei permessi. La comunicazione preventiva resta un comportamento doveroso e necessario per mantenere un clima fiduciario con il datore di lavoro e per evitare conflitti. Anche in assenza di obblighi formali, la trasparenza resta un elemento essenziale per la gestione ordinata dell’attività lavorativa.

Riassumendo

  • I permessi Legge 104 non richiedono autorizzazione preventiva dal datore di lavoro.
  • È doverosa la comunicazione anticipata per garantire l’organizzazione dell’attività aziendale.
  • L’assenza non comunicata non è automaticamente considerata ingiustificata.
  • Il licenziamento è illegittimo senza specifiche previsioni contrattuali o normative.
  • La buona fede regola il comportamento tra datore e lavoratore.
  • La Cassazione chiarisce i limiti disciplinari per l’uso dei permessi 104.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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