Per queste pensioni bastano 15 anni di contributi anche a 64 anni, ma il costo è per il pensionato

Come funziona la pensione per chi sfrutta la Pace Contributiva e perché per andare in pensione bastano anche 15 anni di contributi.
4 mesi fa
2 minuti di lettura
pensioni
Foto © Licenza Creative Commons

Pagare per andare in pensione? Può sembrare assurdo, ma osservando alcune regole pensionistiche è proprio così. Durante la carriera lavorativa, i lavoratori, sia nel settore privato che pubblico, versano contributi previdenziali. Sia come dipendenti sia come autonomi, con l’obiettivo di andare in pensione. Questo, di per sé, rappresenta un costo, poiché il lavoratore, versando i contributi durante la sua vita lavorativa, finanzia la propria pensione futura. L’INPS, infatti, erogherà la prestazione solo a chi avrà raggiunto una sufficiente carriera contributiva.

Rivalutando i versamenti e trasformandoli in pensione attraverso un calcolo che utilizza particolari coefficienti.

Oltre a questo, esistono misure e strumenti che prevedono un ulteriore esborso per il lavoratore al fine di poter accedere alla pensione. Si tratta di lavoratori che non riescono a ottenere la pensione con i soli contributi versati e quindi necessitano di versamenti aggiuntivi. Tra le opzioni pensionistiche disponibili troviamo la pensione di vecchiaia a 67 anni e la pensione anticipata contributiva a 64 anni. Per queste tipologie di pensione, sono sufficienti 15 anni di contributi anche a 64 anni, ma il costo è a carico del pensionato, come vedremo di seguito.

Per queste pensioni bastano 15 anni di contributi anche a 64 anni, ma il costo è per il pensionato

In sostanza, si tratta di “comprare” la pensione. Gli interessati devono dotarsi di calcolatrice, non solo per stimare l’importo da pagare, ma anche per valutare la convenienza di sfruttare le regole che permettono di completare la contribuzione versando di tasca propria. Ad esempio, la “Pace Contributiva” consente di riscattare fino a 5 anni di contributi in caso di periodi di vuoto nella carriera lavorativa, ovvero periodi in cui non ci sono state assunzioni, ammortizzatori sociali o iscrizioni che prevedessero versamenti in altre casse previdenziali.

In pratica, è possibile riscattare fino a 5 anni di vuoto contributivo, anche non consecutivi, versando un importo equivalente a quanto il lavoratore o il datore di lavoro versavano durante gli ultimi 12 mesi di attività lavorativa.

Ad esempio, nel Fondo Pensioni Lavoro Dipendente, il datore di lavoro trattiene in busta paga e versa all’INPS il 33% della retribuzione lorda imponibile del lavoratore.

Basandosi sulla media delle retribuzioni dell’ultimo anno di carriera, il lavoratore può dunque pagare per raggiungere i 20 anni di contributi necessari sia per la pensione di vecchiaia a 67 anni sia per la pensione anticipata contributiva a 64 anni.

Vantaggi e svantaggi della Pace Contributiva

La Pace Contributiva può essere sfruttata solo dai lavoratori che rientrano nel sistema contributivo. Permettendo loro di andare in pensione se oggi hanno almeno 15 anni di contributi. Grazie a questa misura, è possibile recuperare i 5 anni mancanti. Tuttavia, l’interessato deve avere una carriera contributiva senza versamenti antecedenti al 1996. Per i periodi di vuoto tra l’anno del primo versamento e il 31 dicembre 2023, si possono riscattare fino a 5 anni. Portando così l’estratto conto contributivo a 20 anni.

È importante ricordare che, per i lavoratori con regime contributivo, la pensione di vecchiaia deve essere pari ad almeno 534,41 euro nel 2024 per poter essere concessa. Se, dai calcoli dell’INPS, la pensione risulta inferiore all’Assegno Sociale, non verrà erogata. Per la pensione anticipata a 64 anni, invece, il trattamento pensionistico deve essere pari ad almeno 3 volte l’Assegno Sociale. Oppure 2,6 e 2,8 volte per donne con più figli o con un solo figlio. Qualsiasi importo richiesto dall’INPS deve essere saldato prima di poter accedere alla pensione.

Poiché questo onere può essere rateizzato fino a 10 anni (120 rate mensili), solo al termine dell’ultima rata il lavoratore potrà presentare domanda di pensione, sia a 67 anni che a 64 anni. L’onere è deducibile dal reddito su cui si pagano Irpef e addizionali, seguendo il principio di cassa per chi opta per il pagamento rateale.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

In pensione a 63 anni o addirittura prima, ecco come si può fare subito
Articolo precedente

Andare in pensione prima è penalizzante? Ecco come monetizzare al massimo stipendio e pensione futura

Pensioni di invalidità civile, si cambia, da gennaio ecco la nuova procedura di accertamento dell’invalidità
Articolo seguente

Pensioni e contributi silenti, ecco perché a volte pagare è inutile per i lavoratori