Pensioni, quanti contributi servono? Ecco le misure con 20, 30 o 40 anni

Pensioni, quanti contributi servono? Ecco le misure con 20, 30 o 40 anni di versamenti e quali requisiti ulteriori servono.
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La prima cosa che un lavoratore deve calcolare per andare in pensione sia nel 2024 che nel 2025 è l’ammontare dei contributi versati. Infatti, ogni singola misura che consente il pensionamento, da quelle ordinarie a quelle in deroga, richiede un determinato numero di anni di contribuzione.

In linea generale, la contribuzione necessaria include tutti i contributi versati. Indipendentemente dal loro tipo, quindi sono validi anche i contributi figurativi, quelli volontari e i contributi da riscatto. Ogni misura ha i propri requisiti contributivi, con l’unica eccezione dell’Assegno Sociale.

Questo, infatti, non prevede il versamento dei contributi. E, per tale motivo, non può essere considerato una vera e propria pensione, ma piuttosto un ammortizzatore sociale per chi ha più di 67 anni. Ma quanti contributi sono necessari oggi e quanti ne serviranno nel 2025 per andare in pensione?

In pensione con 20 anni di contributi

In attesa che il governo approvi alcune delle misure previdenziali attualmente in discussione, le attuali opzioni di pensionamento prevedono percorsi di carriera molto diversi tra loro. Ad esempio, con 20 anni di contributi versati, ci sono diverse possibilità di andare in pensione.

In primo luogo, c’è la pensione di vecchiaia ordinaria, che può essere ottenuta a partire dai 67 anni di età con 20 anni di contributi versati. Questa misura prevede, per chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, anche l’obbligo di percepire una pensione non inferiore all’importo dell’assegno sociale valido nell’anno in cui si va in pensione.

Sempre con 20 anni di contributi versati, per coloro che hanno iniziato a contribuire dopo il 1995, esiste la pensione anticipata contributiva. In questo caso, i 20 anni di contributi devono essere versati a partire dal primo gennaio 1996 in poi, e il contribuente deve avere almeno 64 anni di età.

20 anni di versamenti bastano anche per gli invalidi

Anche per la pensione anticipata contributiva esiste un limite minimo di importo della prestazione, che è un fattore da considerare.

Infatti al di sotto di una certa somma la pensione non può essere concessa. Le soglie per questa misura sono piuttosto rigide. Ad esempio, le donne con due o più figli possono andare in pensione a 64 anni con 20 anni di contributi versati. A condizione che la pensione non sia inferiore a 2,6 volte l’assegno sociale.

Le donne con un solo figlio devono invece raggiungere una pensione minima pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale per poter andare in pensione con questa misura. Infine, le donne senza figli e gli uomini, per accedere a questa forma previdenziale contributiva, devono raggiungere un trattamento pari o superiore a tre volte l’assegno sociale.

Le donne sono agevolate, come accade anche per la pensione di vecchiaia anticipata con invalidità pensionabile. In questo caso, chi ha una invalidità riconosciuta pari almeno all’80% può andare in pensione a 56 anni se donna, o a 61 anni se uomo.

Le pensioni con 30 anni di contributi

Nel 2024 è in vigore una misura che permette di andare in pensione con 30 anni di contributi: l’Ape Sociale. Questa misura consente il pensionamento a partire dai 63,5 anni di età e con 30 anni di versamenti per invalidi, disoccupati o caregivers. Servono invece 36 anni di contributi per chi svolge lavori gravosi. Con 35 anni di versamenti, completati entro il 31 dicembre 2023, possono andare in pensione le donne di 59 anni.

La misura è l’Opzione Donna. Possono rientrare in questa opzione le donne licenziate e le lavoratrici di aziende con tavoli di crisi aperti presso il Ministero del Made in Italy, oltre a invalide e caregivers, a condizione che abbiano avuto almeno 2 figli. Le invalide e caregivers con un solo figlio possono uscire a 60 anni, sempre con 35 anni di contributi e completando i requisiti anagrafici e contributivi prima della fine del 2023.

Senza figli, l’età pensionabile sale a 61 anni.

Opzione Donna e Ape Sociale sono due misure diverse, ma accomunate da una sola cosa: entrambe scadono il 31 dicembre prossimo. Non è garantito che saranno confermate nel 2025. Sempre con 35 anni di contributi, chi svolge un lavoro usurante ha diritto al relativo scivolo, che permette di andare in pensione con 61,7 anni di età e con una quota 97,6 maturata. La misura vale per i lavori usuranti, ma anche per gli autisti di mezzi di trasporto pubblico, gli addetti alla catena di montaggio e i lavoratori notturni.

In pensione con oltre 40 anni di contributi

Abbiamo parlato delle pensioni con 20 anni di contributi e di quelle con 30 anni. È inevitabile non considerare le pensioni con oltre 40 anni di versamenti. Ci sono tre misure che consentono di andare in pensione grazie a carriere così lunghe, e in due casi non ci sono limiti di età. Partiamo dalle pensioni anticipate ordinarie.

Infatti, le donne con 41 anni e 10 mesi di contributi e gli uomini con 42 anni e 10 mesi possono andare in pensione senza limiti anagrafici. Devono attendere una finestra di 3 mesi nel 2024, mentre nel 2025 non è ancora chiaro se queste finestre saranno estese o meno.

Con 41 anni di contributi, sempre senza limiti anagrafici, possiamo parlare della quota 41 per i lavoratori precoci. Si può andare in pensione con 41 anni di contributi, ma solo se si appartiene alle categorie di caregivers, invalidi, disoccupati o lavoratori gravosi. Anche in questo caso, c’è una finestra di 3 mesi da attendere.

Inoltre, è necessario aver accumulato almeno 12 mesi di contributi, anche se discontinui, prima di compiere 19 anni. Infine, sempre con 41 anni di contributi, ma a partire dai 62 anni di età, c’è la quota 103. Questa misura potrebbe essere abolita nel 2025. Quest’anno, tuttavia, permette ancora di andare in pensione, ma con finestre di attesa più lunghe: i lavoratori del settore privato devono attendere 7 mesi, mentre quelli del pubblico impiego devono aspettare 9 mesi.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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