Pensioni di vecchiaia e anticipate: meno soldi e requisiti più alti, da quando e perché

Cosa accade ai requisiti delle pensioni e alle regole di calcolo se aumenta la vita media della popolazione?
4 settimane fa
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Pensioni 2026
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Fino a pochi anni fa, ogni volta che si avvicinava la fase estiva dei lavori parlamentari, ci si congedava con l’intento di intervenire su più fronti attraverso la Legge di Bilancio. Tra le aree di intervento previste, le pensioni occupavano sempre un posto centrale. Ogni anno si guardava con estremo interesse alla manovra per capire se l’anno successivo avrebbe finalmente portato una riforma previdenziale oppure nuove misure pensionistiche. Invece, nulla di tutto questo è mai accaduto. Oggi l’attenzione si concentra su un decreto che il governo dovrebbe varare a breve (entro fine anno, ma pare che arriverà prima).

Un provvedimento che non introdurrà novità, non modificherà misure, né riformerà il sistema. Il decreto riguarderà l’applicazione dei nuovi dati sulla speranza di vita della popolazione alle pensioni, incidendo sia sul calcolo degli importi, sia sui requisiti di accesso. Una doppia ricaduta negativa per i lavoratori.

Pensioni di vecchiaia e anticipate: meno soldi e requisiti più alti, da quando e perché

Il collegamento tra pensioni e aspettativa di vita è in vigore già dai tempi del governo Berlusconi. Ogni volta che la vita media degli italiani cresce, aumentano anche i requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione, e diminuiscono gli importi che si ricevono. Questo perché il sistema previdenziale assume che, vivendo più a lungo, i cittadini percepiranno la pensione per più tempo, e quindi lo Stato deve compensare i costi.

Tranne l’eccezione della pandemia — in cui il numero elevato di decessi ha abbassato temporaneamente la speranza di vita —, il dato tende sempre a salire. E le conseguenze si fanno sentire su due fronti:

  • i requisiti per accedere alla pensione aumentano;
  • il calcolo dell’importo dell’assegno diventa meno favorevole.

Ecco come funziona la regola dei requisiti delle pensioni legati alle aspettative di vita della popolazione

Per ridurre l’impatto economico di pensioni più longeve, la normativa prevede due principali meccanismi:

  1. L’aumento dell’età pensionabile, ovvero requisiti spostati in avanti;
  2. La riduzione dell’assegno mensile, poiché sarà corrisposto per più anni.

La data chiave è il 1° gennaio 2027. Se non verranno adottati interventi correttivi, da allora scatteranno entrambi gli effetti. Secondo le stime attuali, si ipotizza un aumento di 3 mesi dei requisiti. Ecco come potrebbe cambiare il quadro:

  • Pensione di vecchiaia ordinaria: 20 anni di contributi e 67 anni e 3 mesi di età;
  • Pensione anticipata contributiva: 20 anni di versamenti e 64 anni e 3 mesi;
  • Assegno sociale: 67 anni e 3 mesi con limiti di reddito;
  • Pensione di vecchiaia contributiva: almeno 5 anni di contributi e 71 anni e 3 mesi;
  • Pensione anticipata ordinaria: 42 anni e 1 mese di contributi per le donne, 43 anni e 1 mese per gli uomini.

Ecco i motivi di questi aumenti

L’aumento di 3 mesi previsto per il 2027 deriva direttamente dai dati ISTAT più recenti, che indicano una crescita complessiva della speranza di vita di 7 mesi. Tuttavia, tenuto conto della riduzione di 4 mesi registrata nel periodo pandemico, l’incremento netto è appunto di 3 mesi.

È importante sapere che in caso di diminuzione della vita media, i requisiti non vengono mai ridotti: il sistema prevede invece una compensazione nei periodi successivi, senza retrocedere.

L’incremento stimato è ora al vaglio del governo, che ha annunciato l’intenzione di bloccare l’aumento almeno per il 2027. Ma per farlo serve un apposito decreto, lo stesso che — in assenza di interventi — servirà per confermare l’aumento.

Il calcolo delle pensioni diventa penalizzante

L’altra variabile colpita dalla speranza di vita è quella dei coefficienti di trasformazione: valori usati nel sistema contributivo per convertire il montante contributivo in pensione annua.

Anche qui il meccanismo è chiaro: ogni due anni, se la vita media cresce, i coefficienti vengono abbassati, e quindi il valore della pensione diminuisce. L’aggiornamento biennale è automatico e interesserà anche il 2027.

A differenza dei requisiti, però, i coefficienti possono anche aumentare: è accaduto, ad esempio, dopo la pandemia, quando l’eccezionale calo della speranza di vita ha portato, per una volta, a pensioni leggermente più alte.

Nel 2027, se la crescita della vita media sarà confermata, i nuovi coefficienti renderanno ancora più penalizzante il calcolo delle pensioni, soprattutto per chi andrà in pensione con pochi anni di contributi o a età più basse.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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