Pensioni anticipate: presto verranno negate a chi non arriva a 1.700 euro al mese

Andare in pensione anticipata a 64 anni oggi, domani e in futuro, ecco le due ragioni che la renderanno sempre più difficile.
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3 settimane fa
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pensione anticipata contributiva
Foto © Investireoggi

Un problema annoso che riguarda le pensioni è quello dei loro importi. Spesso le pensioni sono troppo basse per essere considerate dignitose. E per i futuri pensionati si parla di un ulteriore taglio, nel senso che visto il precariato, i salari di oggi e la disoccupazione, le pensioni dei giovani saranno sempre più basse. Ma gli importi delle pensioni diventano sempre più importanti anche per altro. Perché soprattutto con le pensioni contributive e anticipate, queste non possono essere erogate se non arrivano a determinati importi minimi. Che sono piuttosto rilevanti e che sono ben distanti dalle pensioni minime che spesso vengono assegnate e che producono gli effetti sopra citati.

Anzi, più si va avanti e sempre peggio sarà. Perché per andare in pensione, soprattutto in anticipo, bisognerà raggiungere livelli di pensione sempre più alti. Lo ha stabilito già il governo con un provvedimento inserito nella legge di Bilancio ma a cui si è dato poco risalto. E poi perché per come funziona il sistema, è strutturalmente previsto che si salga sempre di più con misure di questo genere. 

La pensione anticipata contributiva a 64 anni, ecco perché è sempre più complicato prenderla

 

La misura di cui si parla è la pensione anticipata contributiva. Che è sicuramente una delle misure più importanti del nostro sistema previdenziale oggi ed è una delle misure più utilizzate. La pensione anticipata contributiva inoltre è una delle misure su cui vertono alcune ipotesi di riforma del sistema che finiscono con il prevedere di estendere questa possibilità anche a soggetti che invece oggi non rientrano. La pensione anticipata contributiva prevede che si possa lasciare il lavoro a partire dai 64 anni di età con almeno vent’anni di contributi versati. Però prevede anche che l’interessato a questo genere di prestazione debba avere il primo contributo versato non antecedente il 1996 e soprattutto che la pensione raggiunta il giorno della sua liquidazione deve essere pari almeno tre volte l’assegno sociale. Nonostante ci siano delle agevolazioni per le lavoratrici che hanno avuto dei figli e che possono percepire questa prestazione anche con una pensione più bassa, e cioè pari a 2,8 volte l’assegno sociale per chi ha avuto un figlio e a 2,6 volte l’assegno sociale per chi di figli ne ha avuti di più, è evidente che si tratta di vincolo abbastanza pesante.

Ma è un vincolo che, come dicevamo, presto diventerà ancora più pesante. E per due diverse ragioni che adesso andremo ad analizzare. 

Pensioni anticipate: presto verranno negate a chi non arriva a 1.700 euro al mese

Una pensione pari a tre volte l’assegno sociale oggi significa che bisogna raggiungere almeno 1.616 al mese di pensione. Il primo fardello che grava sul limite che salirà è quello dell’aumento annuale dell’assegno sociale relativamente al tasso di inflazione. Ogni anno in base al tasso di inflazione e quindi all’aumento del costo della vita, aumenta anche l’assegno sociale. Portando anche il limite della pensione anticipata contributiva pari a 3 volte l’assegno sociale, a salire.

Una cosa inevitabile quindi, indipendente dalle decisioni del governo, da leggi o decreti. 

Più sarà alta l’inflazione più salirà l’assegno sociale. E a cascata, più alta diventerà la pensione anticipata contributiva da centrare pari sempre a 3 volte quel’assegno. Un esempio chiarirà meglio quanto accade. L’esempio riguarda il limite vigente fino al 2024 e quello 2025. 

Nel 2024 l’assegno Sociale era pari a  534,41 euro al mese. nel 2024 per questo, la pensione anticipata contributiva si centrava con un trattamento pari a 1.603,23 euro al mese. Adesso l’assegno sociale è passato a 538,69 euro al mese e pertanto ci vuole una pensione di 1.616,07 euro al mese. 

La previdenza integrativa, il TFR e cosa potrebbe cambiare adesso

Ma per il futuro questo limite salirà per altre ragioni, o meglio, oltre che per l’aumento dell’assegno sociale salirà anche per il cambio che pare sia alla base delle volontà del governo. Il limite potrebbe salire da 3 volte l’assegno sociale a 3,2 volte. Si prevede questo incremento dal 2030. Significa che presto sarà davvero molto più complicato arrivare a completare i requisiti per prendere effettivamente la pensione anticipata contributiva a 67 anni. Una evidente difficoltà aggiuntiva questa di cui parliamo adesso. Ed è una cosa innegabile. Tanto è vero che se ne sono resi conto anche a livello di legislatori. Si pensa infatti a introdurre strumenti che agevolano questo raggiungimento delle soglie previste. Anche alla luce delle ipotesi di inasprimento. Si parla per esempio di continuare o addirittura di potenziare, l’utilizzo della previdenza complementare per arrivare al limite minimo di pensione prestabilito. Già oggi si fa così, con le pensioni anticipate a 64 anni che possono essere centrate sommando alla pensione maturata all’INPS quella maturata nei fondi pensione complementare. Ma si pensa anche di potenziare ancora di più questo meccanismo, utilizzando magari il TFR maturato per consentire di arrivare ad una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale o più.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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