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Oggi: 05 Dic, 2025

Pensione di vecchiaia, non bastano più 67 anni, ecco cosa cambia adesso

Pensioni di vecchiaia e anticipate, ecco come si applicherà nel 2027 l'aumento dei 3 mesi e cosa ha fatto il governo nella manovra.
1 mese fa
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età pensionabile
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E alla fine, tutto adesso è stato chiarito. Le pensioni di vecchiaia non saranno più alla portata di chi compie l’età pensionabile di oggi, perché inevitabile è stato l’inasprimento previsto dalle regole del sistema previdenziale italiano introdotte negli anni passati. Il governo non è riuscito ad annullare l’aumento dei requisiti previdenziali, come aveva promesso di fare. Troppo costoso sarebbe stato bloccare di fatto l’incremento derivante dall’aumento della speranza di vita della popolazione italiana.
Tuttavia, nella legge di Bilancio il governo ha deciso di “addolcire la pillola”, limitando l’aumento e spalmandolo nel tempo. Ma cosa cambia davvero adesso? Come si potrà andare in pensione di vecchiaia, ora che non basteranno più i soliti 67 anni di età?

Pensione di vecchiaia, non bastano più 67 anni: ecco cosa cambia adesso

L’età pensionabile per le pensioni di vecchiaia sale perché cresce la vita media degli italiani.

Si vive più a lungo e, di conseguenza, le pensioni vengono assegnate più tardi ai diretti interessati. In pratica, lo Stato stabilisce che, se si vive più a lungo, anche la pensione deve seguire questo allungamento, arrivando nelle tasche dei contribuenti più avanti nel tempo. È tutta una questione di sostenibilità finanziaria, poiché l’equilibrio del sistema previdenziale dipende da questi meccanismi.

Ecco perché continuare a concedere pensioni a 67 anni, nonostante l’ISTAT abbia certificato che si vive più a lungo, comporterebbe una spesa previdenziale più elevata. E queste sono proprio le risorse che il governo avrebbe dovuto reperire per annullare l’aumento programmato. Un obiettivo che non è riuscito a centrare, o almeno non nei termini inizialmente auspicati.

Aumento dei requisiti pensionistici dal 2027: a che punto siamo adesso?

In base a quanto stabilito dalla legge Fornero, se l’ISTAT certifica – come ha fatto per il 2024 – un aumento della speranza di vita degli italiani, ogni due anni deve scattare l’adeguamento automatico dei requisiti, tra cui l’età pensionabile per le pensioni di vecchiaia e i contributi richiesti per le pensioni anticipate ordinarie.
Un evento che non si verificava da tempo, non per decisione politica, ma perché, in maniera del tutto eccezionale, la vita media era diminuita a causa della pandemia. Ora che il calo è stato riassorbito e la speranza di vita è tornata a crescere, l’adeguamento è tornato in vigore.

Per questo motivo bisognerà fare i conti con un aumento di 3 mesi, previsto dopo che l’ISTAT, a marzo scorso, ha confermato il nuovo incremento dell’aspettativa di vita. In base alla regola classica, nel 2027 si dovrebbe passare da un’età pensionabile di 67 anni a 67 anni e 3 mesi, senza distinzione di genere e con regole identiche per uomini e donne.
Per le pensioni anticipate, invece, si passerebbe da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 1 mese per gli uomini, e da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 1 mese per le donne.

Ecco cosa ha deciso il governo adesso per la pensione di vecchiaia

Come anticipato, il governo ha effettivamente valutato la possibilità di bloccare questo incremento, inizialmente per tutti, poi cercando soluzioni più sostenibili dal punto di vista economico.

Limitare l’aumento solo per alcune categorie o applicarlo in modo graduale è stata la scelta finale.
Così, nel Documento Programmatico di Bilancio prima e nella legge di Bilancio poi – approvata pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri – è stata trovata la formula definitiva.
Decade quindi l’ipotesi di una sterilizzazione generalizzata dell’aumento di 3 mesi, che sarebbe costata alle casse dello Stato circa 3 miliardi di euro. La soluzione alternativa prevede un aumento di un solo mese nel 2027 e di due mesi nel 2028.

In sostanza, i 3 mesi restano, ma distribuiti nel tempo. È evidente che nel 2027, quando sarà ancora in carica l’attuale esecutivo, l’aumento sarà più contenuto. Inoltre, i 2 mesi successivi – da applicare nel 2028 – potrebbero ancora essere modificati, magari dal nuovo governo che verrà eletto nel 2027.

Età pensionabile e lavori usuranti o gravosi: cosa cambia?

C’è poi un altro elemento importante. Secondo la nuova manovra, l’aumento dei requisiti resterà congelato per chi svolge lavori usuranti o gravosi. Il governo ha deciso di replicare quanto fatto nel 2019 dal precedente esecutivo. All’epoca, infatti, l’età pensionabile e i contributi per la pensione anticipata aumentarono di 5 mesi, tranne che per i lavoratori gravosi e usuranti. Lo stesso accadrà anche adesso.

Resta da capire come saranno individuate queste categorie. Potrebbe essere adottato lo stesso criterio utilizzato per misure come la Quota 97,6, l’Ape Sociale o la Quota 41 per i lavoratori precoci.
Inoltre, si dovrà verificare se si seguirà lo schema del 2019, quando l’età pensionabile fu congelata, ma vennero imposti requisiti contributivi più rigidi.
Attualmente, gli addetti ai lavori gravosi o usuranti possono andare in pensione a 66 anni e 7 mesi, ma con almeno 30 anni di contributi effettivi, escludendo i contributi figurativi, volontari o da riscatto.

Una distinzione che conferma come, anche in questo caso, il principio di equità debba convivere con quello di sostenibilità del sistema.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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