Lo spread è sceso ai minimi da due anni e il rendimento decennale si aggira da diverse sedute intorno al 3,65%. I primi mesi del 2024 sono stati positivi sul fronte della raccolta. Costi di emissione in leggero calo, vita media del debito pubblico in leggero aumento e corsa alle sottoscrizioni tra le famiglie, così come anche tra gli investitori stranieri. Manca la ciliegina sulla torta: uno o più upgrade del rating dei BTp. Le agenzie internazionali hanno complessivamente migliorato l’outlook sin dall’autunno scorso.

I giudizi restano gli stessi: BBB per S&P e Fitch, Baa3 per Moody’s. In tutti i tre i casi, le prospettive sono attese “stabili”.

Upgrade rating BTp non pervenuto

Il rapporto tra debito e Pil è crollato di oltre diciassette punti percentuali in appena tre anni. Resta sopra il 137%, ma il trend ha sinora rassicurato i mercati finanziari. Il rating dei BTp si conferma, tuttavia, basso. L’upgrade c’è stato negli ultimi tempi a favore di Grecia e Portogallo. Non a caso, i rendimenti ellenici e lusitani sono scesi in rapporto a quelli tedeschi e oggi risultano ben inferiori ai livelli italiani. Il che è un paradosso nel caso di Atene, paese con rating ancora ufficialmente “non investment grade” e con un debito sopra il 165% del Pil.

Meloni nelle stanze dei bottoni UE

C’è qualcosa, però, che il governo Meloni può fare per accelerare l’upgrade del rating sovrano. Si tratta di tre mosse, ciascuna da intendersi in sintonia con le altre. La prima consisterebbe nell’approfittare delle elezioni europee per entrare a far parte della nuova maggioranza all’Europarlamento. Sostenere la prossima Commissione invierebbe un segnale ai mercati: la premier Giorgia Meloni ha finalmente poteri più incisivi in Europa. E questo può portare a benefici sul piano delle politiche fiscali. Una Bruxelles più benevola avrebbe minori resistenze a concedere a Roma quella “flessibilità” invocata a sostegno dell’economia italiana.

Rilancio della crescita economica

Ovviamente, i mercati non sarebbero rassicurati da una politica impostata su nuovi debiti. Pur non amando le tensioni politiche, non apprezzerebbero la via del deficit spending. Ecco perché l’upgrade del rating per i BTp passerebbe per una gestione della politica economica all’insegna del potenziamento della crescita. Come? Liberalizzazioni, anzitutto, nonché abbassamento della pressione fiscale e contributiva strutturale da una parte e degli investimenti pubblici dall’altra. All’Italia serve urgentemente più mercato, l’opposto di quanto assistiamo con i decreti Salvini contro il Noleggio con conducenti e a favore del corporativismo dei taxi.

Risanamento fiscale

Il sostegno alla crescita si dovrà accompagnare al risanamento dei conti pubblici. Bisogna tornare il più velocemente possibile alla stagione degli avanzi primari. Fatto salvo che avremo nel medio-lungo periodo non meno di 3-4 punti di Pil di spesa per interessi, dobbiamo segnalare a chi investe che riusciremo quanto prima a chiudere il bilancio con una spesa primaria inferiore alle entrate. Solo così li convinceremo a prestarci il denaro a costi più bassi e spingeremo le agenzie a migliorare il rating sui BTp.

Upgrade rating BTp, svolta possibile e necessaria

In definitiva, una premier Giorgia Meloni azionista di maggioranza a Bruxelles, riduzione del deficit e rilancio della crescita, anche attingendo ai fondi Pnrr, sono le precondizioni per giungere a un upgrade del rating per i BTp. Ciò consentirebbe una ulteriore riduzione dei rendimenti, anche a parità di condizioni monetarie. S’innescherebbe un nuovo rally a beneficio dei conti pubblici, alimentando quel circolo virtuoso che serve per allontanarci ulteriormente dalla zona rossa dell’allarme fiscale.

[email protected]