E’ arrivato il giorno del giudizio oggi in Turchia. Per la prima volta dopo la rielezione del presidente Recep Tayyip Erdogan il 28 maggio scorso, la banca centrale si riunisce per decidere la sua politica monetaria. E sarà un debutto per il neogovernatore Hafize Gaye Erkan, prima donna a ricoprire la carica nella storia del paese. Gli analisti prevedono che ci sarà un forte rialzo dei tassi d’interesse in Turchia, il primo dopo oltre due anni. Se così, segnerebbe una svolta nella gestione economica di Ankara, da anni subordinata all’obiettivo della crescita economica a tutti i costi fissato dal presidente.

Tra il novembre del 2020 e il marzo del 2021, il governatore Naci Agbal aveva cercato di razionalizzare la politica monetaria alzando i tassi d’interesse per fermare il collasso della lira turca e l’inflazione. Erdogan lo depose dopo soli quattro mesi, preferendogli il fidato Sahap Kavcioglu. Questi tagliò in pochi mesi i tassi fino a portarli al minimo dell’8,50% dal 19% a cui li aveva ereditati. Una linea che è finita per fare esplodere l’inflazione fino a sopra l’85% e a provocare il crollo della lira di oltre il 60%, nonché il prosciugamento delle riserve valutarie per sostenere il cambio.

Quale livello per tassi Turchia oggi

Tutto questo starebbe per finire tra qualche ora. Gli analisti restano divisi sull’entità della stretta sui tassi in Turchia di oggi. La previsione più ardita è di Goldman Sachs, secondo cui i tassi saranno alzati al 40%. In questo modo, Erkan li allineerebbe ai tassi pretesi dai risparmiatori turchi per depositare la liquidità in valuta locale. La previsione più prudente, invece, è di Standard Chartered, per cui il costo del denaro sarà portato solo al 14%. Per Morgan Stanley salirà al 20%, mentre per JP Morgan e Bank of America al 25%. Probabile anche che la stretta proceda per step, così da evitare contraccolpi finanziari dirompenti.

I toni del governatore dovranno risultare sufficientemente duri da innescare una reazione psicologica sui mercati finanziari e dei beni e servizi.

A maggio, l’inflazione turca è scesa al 39,59%, restando tra le più alte al mondo. Se avesse ragione Goldman Sachs, i tassi reali diverrebbero improvvisamente positivi. Ciò darebbe una mano al cambio, che verosimilmente necessiterebbe di una svalutazione meno cruenta di quella attesa nelle settimane passate. Ieri, un dollaro valeva intorno a 23,55 lire. Sembra che la banca centrale stia difendendo per il momento questa parità dopo avere permesso un deprezzamento di circa il 7% dopo la nomina di Erkan.

Gli stessi bond sovrani turchi in dollari hanno ripiegato leggermente nelle ultimissime sedute. Avevano corso probabilmente troppo nelle settimane passate, segno che il mercato si stia prendendo una pausa per monetizzare i guadagni e verificare con fatti e parole la svolta attesa con il board della banca centrale. Il forte aumento dei tassi d’interesse in Turchia porterà probabilmente a un ripiegamento dell’economia nella seconda metà dell’anno. Una conseguenza necessaria per “sgonfiare” i prezzi al consumo e che risulterà tanto meno drammatica quanto più velocemente si “raffredderanno” le aspettative d’inflazione.

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