Seduta drammatica per la lira turca, la peggiore da fine 2021. Il tasso di cambio è arrivato a perdere quasi l’8% contro il dollaro. La parità è salita sopra quota 23. Dall’inizio dell’anno, le perdite ammontano al 19%. Quanto accaduto ieri, tuttavia, non è nulla che non fosse prevedibile subito dopo le elezioni di maggio. Di fatto, è iniziata la svalutazione della lira turca.

Nei giorni scorsi, il rieletto presidente Recep Tayyip Erdogan ha nominato Mehmet Simsek ministro delle Finanze. Aveva già ricoperto tale carica tra il 2009 e il 2015 e tra il 2015 e il 2018 era stato vice-premier.

E’ considerato un forte sostenitore dell’ortodossia economica. Questo lunedì, il neoministro ha incontrato Hafize Gaye Erkan, un manager finanziario in attività negli Stati Uniti. Si specula circa la sua possibile nomina a nuovo governatore della banca centrale.

Verso rialzo tassi con nuovo governatore

Erkan rimpiazzerebbe Sahap Kavcioglu, in carica dal marzo del 2021 e che si è reso responsabile del taglio dei tassi d’interesse in piena esplosione dell’inflazione. Questa è salita fin sopra l’85% nell’ottobre scorso. Di fatto, è anche responsabile del crollo del cambio. L’ortodossia di Simsek prevede la svalutazione della lira come passo fondamentale per impedire l’assottigliamento ulteriore delle riserve valutarie. La banca centrale ha “bruciato” centinaia di miliardi di dollari negli ultimi anni nel tentativo effimero di difendere il cambio.

Secondo gli analisti, il rapporto con il dollaro dovrebbe attestarsi nel range 25-28. Pertanto, ci staremmo avvicinando al cambio per cui non servirebbero più interventi dell’istituto a suo sostegno sul mercato forex. Tuttavia, il prossimo governatore quasi certamente tornerà ad alzare i tassi d’interesse dall’attuale 8,50%. Sarebbe il minimo da fare con un’inflazione ancora appena sotto il 40%. Questa mossa probabilmente renderà meno severa la svalutazione della lira.

Svalutazione lira turca necessaria per attirare capitali stranieri

La speranza delle autorità turche è che il ritorno a una maggiore ortodossia monetaria riporti fiducia e capitali stranieri nel paese.

La nomina di Simsek è promettente, ma la storia degli ultimi anni rema contro la credibilità di presunte svolte in politica economica. Erdogan ha nominato quattro governatori negli ultimi cinque anni, licenziandone uno dopo l’altro non appena si discostasse dalla sua linea dei bassi tassi. Il presidente sostiene, contrariamente alla teoria economica e alla prassi, che l’inflazione si combatte tagliando i tassi, anziché alzarli. Nella sua visione, ciò sostiene gli investimenti, cioè anche futuri aumenti dell’offerta e, quindi, riduzione dei prezzi al consumo.

Le stramberie teoriche di Erdogan hanno provocato il collasso del cambio e il boom dell’inflazione. Poiché è una storia che va avanti da anni, non basterà qualche mese di normalizzazione monetaria per poter parlare di vera svolta. Il rischio è che Erdogan usi nomi di prestigio sui mercati per calmare le tensioni finanziarie e riprendere fiato, finendo con il tornare subito dopo ai vecchi propositi. E’ anche vero, comunque, che una svalutazione della lira oggi sarebbe l’ultima opportunità per il presidente di riappacificarsi con i mercati senza temere sconfitte elettorali. Le elezioni sono appena alle spalle e da qui alle prossime avrebbe tutto il tempo per recuperare l’eventuale consenso perduto a causa dell’impatto negativo sull’economia del combinato tra rialzo dei tassi e svalutazione del cambio.

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