Se ne parla da prima ancora che il governatore della BCE, Christine Lagarde, s’insediasse. Ad oggi, però, la svolta “green” di Francoforte era stata un tabù, almeno per parte del board, cioè l’ala che difende il principio di “neutralità del mercato”. Ma da inizio giugno, l’aria sembra cambiata, se è vero che nel giro di neppure due settimane due tedeschi di spicco si siano pronunciati a favore di un cambio di passo all’insegna della sostenibilità ambientale.

Il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, ha rimosso la sua opposizione ai minori acquisti di bond emessi da società molto inquinanti.

A una conferenza di Green Swan, ha riconosciuto la necessità di limitare gli importi o la durata delle scadenze per gli acquisti di obbligazioni societarie condotte dalla BCE, in riferimento agli emittenti ad alto impatto ambientale. Nell’ottobre del 2019, lo stesso banchiere tedesco aveva ribattuto a una simile proposta di Lagarde che non fosse compito della politica monetaria indirizzare gli investimenti a favore di un settore produttivo anziché un altro.

E nelle scorse ore, è arrivato l’intervento di Isabel Schnabel, consigliera esecutiva tedesca nel board e sostenitrice della svolta green alla BCE. Ella ha sostenuto la possibilità che da qui a breve l’istituto inizi ad acquistare bond emessi solamente da società che inquinino poco o che abbiano intrapreso piani di abbattimento delle emissioni inquinanti. In alternativa, la BCE gradualmente potrebbe concentrare gli acquisti esclusivamente sui “green bond”. Si tratta di titoli obbligazionari, i cui proventi sono utilizzati dagli emittenti per perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale.

Svolta green ad alto impatto sui bond

Date le scarne dimensioni di questo mercato, una simile svolta green a Francoforte avrebbe un elevato impatto sull’obbligazionario nell’Eurozona. Un segnale esplicito e forte della volontà dei policy maker di favorire la transizione ecologica. Ad oggi, l’istituto ha obbligazioni societarie per 316 miliardi di euro.

E lo fa secondo un criterio di proporzionalità, cioè gli importi acquistati sono legati alle dimensioni dei singoli bond emessi. Secondo gli analisti, questo principio finirebbe per favorire gli emittenti più inquinanti, che sono anche generalmente quelli di maggiori dimensioni e spesso molto attivi sul mercato dei bond.

La svolta green avrebbe implicazioni notevole per il comparto obbligazionario. Le aziende senza alcun piano per abbattere le emissioni inquinanti sarebbero scartate a favore di quelle più sensibili alla questione ambientale. Ma per molte non si tratterebbe probabilmente di minore sensibilità al tema, quanto di possibilità finanziarie. Disinquinare costa e le piccole realtà probabilmente non sono nelle condizioni di farlo in tempi brevi. Per questo, Francoforte starà molto attenta a non aggravare la crisi di alcuni comparti dopo la pandemia con un cambio di policy dai nobili obiettivi, ma con effetti collaterali potenzialmente nocivi per intere fette di economia e parte dell’Eurozona.

Da notare che il cambio di passo dei tedeschi sia arrivato con l’ingresso della Germania sul mercato dei green bond. Lo scorso settembre, infatti, Berlino emise il suo primo Bund “verde”. L’operazione segnò l’inizio di una nuova era per questo mercato, date le rilevanti dimensioni del nuovo emittente, prima economia europea e quarta nel mondo. Guarda caso, qualche giorno dopo l’Eurotower annunciò che avrebbe acquistato e accettato i green bond come collaterale di garanzia. E il Tesoro tedesco punta già a costruire un’intera curva delle scadenze “green”, al fine di costituire un “benchmark” per l’unione monetaria, compreso il comparto corporate. Insomma, la conferma che la BCE si muova sempre un passo dietro e dopo la Germania.

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