E’ stata una seduta decisamente negativa ieri per i titoli di stato nell’Area Euro. I rendimenti sovrani sono saliti particolarmente nel Sud Europa, ampliando i rispettivi spread con il Bund della Germania. Quello dei BTp a 10 anni si è portato a 175 punti base, ai massimi da quasi un mese. Il rendimento decennale italiano si è attestato fin sopra il 4,20%, seguendo un trend visibile anche in paesi come Grecia e Spagna, in cui è salito rispettivamente a quasi il 3,80% e a ridosso del 3,50%.

Poco mossi i titoli del Portogallo, rimasti in area 3,20%. Il principale timore sui mercati finanziari adesso di chiama stagflazione.

Anche ieri un dato macroeconomico deludente. In Germania la bilancia commerciale a maggio è stata positiva per 14,4 miliardi di euro, sotto i 17,5 miliardi attesi. Le esportazioni sono leggermente diminuite dello 0,10%, mentre le importazioni sono aumentate dell’1,7%. Queste cifre hanno una valenza doppiamente negativa: segnalano una continua frenata per l’economia tedesca e rimarcano un aumento dei consumi interni. In altre parole, paventano proprio la stagflazione, il mix tra crescita debole o persino recessione e alti tassi d’inflazione. Un fenomeno con cui avemmo a che fare come Occidente negli anni Settanta e fino agli inizi degli anni Ottanta.

Spread su con rischio stagflazione

I rendimenti e lo spread salgono per questa ragione. I mercati scontano ormai ulteriori aumenti dei tassi d’interesse sia nell’Area Euro che negli Stati Uniti, sebbene ieri abbia sorpreso il mantenimento dei tassi invariati in Australia. Allo stesso tempo, questa restrizione monetaria si accompagnerebbe a una recessione moderata per l’economia europea. E’ lo scenario peggiore possibile per i bond più deboli come i BTp. L’aumento dei tassi accresce il costo di emissione del debito pubblico e la frenata dell’economia tende a impattare negativamente sulla percezione del rischio sovrano.

Siamo stati abituati negli ultimi anni a sentir dire che “bad news is good news” sui mercati finanziari.

Ciò era vero in un contesto macroeconomico di “lowflation”. Adesso, se l’inflazione non scende velocemente verso i target delle banche centrali, le cattive notizie sul fronte dell’economia resteranno tali. Per l’Italia lo spread potrebbe risentire nelle prossime settimane dei ritardi estenuanti con cui l’Unione Europea sta prendendo una decisione sull’erogazione della terza rata del Pnrr. Sono 19 miliardi di euro, che nel caso in cui non saranno rilasciati da qui a breve costringerebbero il governo italiano ad aumentare le emissioni di BTp o perlomeno di anticiparle. In piena estate, con mercati liquidi e tassi d’interesse verso i massimi, non sarebbe una buona notizia.

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