Il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e tedeschi è salito nettamente questa settimana. Ieri, lo spread BTp-Bund a 10 anni superava i 250 punti base, con il decennale italiano al 4,74%. E anche sul tratto a due anni si è registrato un rialzo notevole, da 100 a circa 135 punti base. La BCE tende a monitorare forse più quest’ultimo, in quanto segnalerebbe la capacità di rifinanziamento di uno stato nel breve periodo. Per quanto la lievitazione dei rendimenti biennali sia ancora relativamente contenuta in Italia, resta il fatto che captino un certo deterioramento delle condizioni di base.

Le ragioni del super spread

Cosa sta succedendo? Di certo ci sono di mezzo le elezioni politiche di domenica scorsa, che hanno esitato la vittoria netta del centro-destra di Giorgia Meloni. Tuttavia, Piazza Affari ha reagito positivamente e persino meglio delle altre borse europee. E già questo è un indizio di un problema più ampio del solo rischio Italia. Il cambio euro-dollaro è scivolato ai nuovi minimi dal 2002, dirigendosi a ridosso di 0,96. La sterlina è nel frattempo precipitata ai minimi storici, così come resta ai livelli più deboli dal 1998.

E’ il super dollaro a provocare nervosismo, con fughe dei capitali da tutto il mondo verso gli USA. Del resto, il T-bond a 10 anni negli USA viaggia al 3,85%. Ciò sta trascinando su anche i rendimenti tedeschi. Inevitabile che ne risenta negativamente lo spread. Esso sale per la percezione di un debito pubblico italiano meno sostenibile in un ambiente rialzista dei tassi d’interesse. A tale proposito, il mercato sconta ormai tassi BCE al 3,25% per giugno dell’anno prossimo. All’inizio di settembre, erano attesi ancora culminare in area 2,35%.

E i tassi FED arriverebbero fino al 4,75% nei primi mesi del 2023, chiudendo quest’anno al 4,50%. Con la differenza che l’economia americana risulta meglio attrezzata per reggere l’onda d’urto del maggiore costo del denaro.

L’Eurozona rischia, invece, la recessione per via della grave crisi energetica che la affligge. Lo spread resterà alto e sul mercato dei BTp vi sarà volatilità fino alla formazione del prossimo governo e alla presentazione della legge di Bilancio.

Occhi puntati sul governo Meloni

Sarà dirimente per Meloni la nomina del prossimo ministro dell’Economia. Il mercato confida in un nome rassicurante. Per questo c’è il pressing della premier in pectore su Fabio Panetta, attuale consigliere esecutivo della BCE, il quale preferirebbe rimpiazzare Ignazio Visco a governatore della Banca d’Italia tra un anno. Dopodiché sarà importante verificare la direzione impressa ai conti pubblici. Se prevarrà la linea Meloni della prudenza fiscale, lo spread si restringerà. Viceversa, andrà in fuga. Serviranno diversi miliardi di euro da destinare contro il caro bollette.

Meloni non vuole lo scostamento di bilancio, optando per utilizzare le maggiori entrate fiscali scaturite dall’inflazione alta di questi mesi. Dovrà anche dare qualche risposta sul fronte delle pensioni, capitolo che sta a cuore a Matteo Salvini con la promessa di superare la legge Fornero. Non sarà possibile quota 41 per tutti. Probabile che il punto di caduta sarà il potenziamento di Ape Social e Opzione Donna per favorire le sole categorie dei lavoratori più deboli. Infine, non sembra esservi in prospettiva alcun taglio delle tasse in deficit. L’esempio britannico di questi giorni conferma i dubbi sul percorrere una tale strada.

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