Se in Italia evochiamo l’effetto Draghi per commentare la discesa dello spread a poco sopra i 100 punti base, in Grecia nelle ultime sedute si è portato sotto tale soglia. Ieri, il bond a 10 anni offriva lo 0,73-4% contro il -0,24% del Bund. Il differenziale tra i due era, dunque, di 98 punti, 5 in meno di quello che separava il BTp di pari durata dall’omologo tedesco.

Eppure, in Grecia non c’è come premier Mario Draghi. E’ il molto meno noto Kyriakos Mitsotakis a guidare il governo da due anni a questa parte.

Un politico, non un tecnico. E dalla scorsa settimana, la scadenza a 5 anni registra rendimenti negativi per la prima volta nella sua storia. Al -0,01% nella seduta di ieri contro lo 0,04% del BTp. Lungo la curva, i rendimenti ellenici risultano più bassi di quelli italiani, con la sola eccezione del tratto fino ai 12 mesi.

La Grecia è un debitore “spazzatura” secondo le agenzie di rating. Per questo, non beneficia degli acquisti di bond della BCE con il “quantitative easing”. Inoltre, nel 2012 ristrutturò il suo debito pubblico, tagliando il 53,5% del valore dei bond in mano ai creditori privati, cancellando così 107 miliardi di euro di esposizioni. Ciononostante, il suo rapporto debito/PIL è esploso al 200%, oltre 40 punti in più del nostro.

Spread sotto 100, valgono le prospettive

Ma evidentemente i mercati finanziari si fidano della BCE. Il board ha promesso di mantenere inalterati gli acquisti di bond con il PEPP fino a settembre. Ed è probabile che l’istituto si terrà molto accomodante ancora a lungo, malgrado il graduale ritiro degli stimoli monetari da un certo punto in avanti. Inoltre, guarderebbero alle prospettive: in miglioramento per Atene, ignote per Roma. La crisi greca è alle spalle, pur avendo lasciato macerie. Entro qualche anno, il rating “investment grade” dovrebbe essere riacciuffato, consentendo alla BCE di inserire i titoli ellenici tra gli asset acquistabili.

E in ogni caso, si specula su un loro inserimento per la rinuncia di Francoforte alla clausola sull’impossibilità di acquistare debito “spazzatura”.

Di ragioni per inserire in portafoglio i “sirtaki” bond della Grecia ve ne sono tante. Nessuno più crede che esista un solo paese dell’Eurozona che verrà lasciato fallire da Commissione UE e BCE. L’unico rischio sarebbe la ristrutturazione del debito contestualmente a un salvataggio internazionale. E Atene lo ha già completato quasi un decennio or sono, per cui davvero non resta che confidare in un sostegno tendenzialmente illimitato nel tempo da parte di Bruxelles. Specie adesso che sul piano politico le frizioni con il governo greco sono del tutto rientrato. Lo spread sotto i 100 punti sarà anche ridicolo, ma questo dicono i mercati. E l’Italia di Draghi è prima in tutta l’Eurozona per rendimenti.

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