Il BTp a 10 anni è tornato sopra l’1% da un paio di settimane a questa parte, attestandosi nella mattinata odierna in area 1,06%. Tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre, aveva chiuso diverse sedute al minimo storico dello 0,82%. Prima che l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, annunciasse di voler staccare la spina al governo Conte, il rendimento si aggirava poco sotto l’1,40%. Anche il Bonos di pari durata sta risalendo, forse anche per l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale tra un paio di domeniche in Spagna, viaggiando stamane a poco sopra lo 0,30%.

Rally finito?

Previsioni BTp positive fino a fine anno, basse emissioni e fitte scadenze

Esistono diverse ragioni per credere che sia così, altre per confidare in un suo prosieguo. Vediamole. Partiamo dallo stato dell’economia italiana. La Bundesbank ha spiegato ieri che la Germania potrebbe essere già in recessione tecnica, paventando un calo congiunturale del pil tedesco anche nel terzo trimestre. Non vi è dubbio, in ogni caso, che la locomotiva d’Europa si sia fermata e questo non fa bene nemmeno al sistema delle imprese italiane, specie quelle del nord-est, i cui ordini sono in buona parte provenienti proprio dalla Germania.

La crisi non aiuta un paese molto indebitato come l’Italia ad abbattere la montagna dello stock da ormai quasi 2.500 miliardi di euro in rapporto al pil. Anzi, rischiamo di dirigerci a nostra volta verso una seconda recessione in appena un anno, la quarta dal 2008. E se la svolta politica di Ferragosto ha eccitato i mercati finanziari, contenti di vedere al governo il PD al posto della Lega, bisogna ammettere che le tensioni nella maggioranza “giallorossa” siano diventate quotidiane ed elevate, tanto che la legge di Stabilità per il 2020 sembra almeno in parte a rischio in Parlamento.

Incognita BCE, ma anche vento a favore

Infine, la BCE.

Tra pochi giorni, esce di scena Mario Draghi e arriva Christine Lagarde. La francese ha spiegato ieri che “l’era dei tassi negativi non ha ancora toccato il fondo”, un messaggio dal tenore positivo per quegli emittenti sovrani come l’Italia che necessitano di un ambiente di bassissimi tassi per collocare sul mercato nuovo debito a costi calanti, risanando i propri conti pubblici. Tuttavia, a Francoforte c’è un clima di crescente intolleranza contro l’accomodamento monetario giudicato “eccessivo” di questa fase. Avrà Lagarde il coraggio e i numeri per battersi contro l’asse franco-tedesco e stati satellite al board?

Con il ritorno al “quantitative easing” i BTp partono in svantaggio, ecco i numeri

Per contro, altri eventi andrebbero a favore dei BTp. Se il Regno Unito riuscirà ad uscire dalla UE con l’accordo sottoscritto già dal premier Boris Johnson e la Commissione europea, gli investitori torneranno a mostrare maggiore appetito per il rischio, mollando un po’ i Bund e comprando carta nel sud, Italia in primis. Lo spread BTp-Bund stringerebbe verosimilmente un altro po’. Inoltre, poiché una stretta monetaria nell’Eurozona e in Giappone non sarebbe comunque imminente e la Federal Reserve sta tagliando i tassi USA, sul mercato globale è e sarà anche nei prossimi mesi caccia al rendimento, un fatto che non può che far bene a titoli ancora molto generosi come i nostri bond.

Infine, su tutto c’è il clima positivo che si respira con il nuovo governo tra Roma e Bruxelles. Fino a quando esso perdura, i mercati non temeranno seriamente per la sostenibilità del nostro debito. In particolare, sanno che non ci sarebbe più il rischio di uscita dall’euro per l’assenza in maggioranza di partiti con simili posizioni. Il “mood” resta favorevole ai BTp, dunque, anche se non è detto che ciò si traduca in rendimenti ancora più bassi di quelli odierni lungo la curva.

Comunque sia, lo spread con i Bonos resta in area 70-75 punti base, segno che l’Italia continui a rappresentare un’eccezione negativa nell’unione monetaria, malgrado da metà ottobre e fino a fine anno, le emissioni nette del Tesoro sino state stimate negative per 30 miliardi.

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