Cosa succede ai nostri BTp? Stamattina, al riavvio delle contrattazioni il rendimento a 10 anni è salito sopra l’1,10% e si è portato ai massimi dal 27 agosto scorso, ai giorni immediatamente precedenti alla nascita del governo Conte-bis. Lo spread BTp-Bund decennale, però, continua ad attestarsi intorno ai minimi da anni, viaggiando in area 145 punti base, nettamente sotto i 190-200 punti di fine agosto. Questo significa che il mercato continua a chiedere un premio più basso per acquistare i nostri titoli di stato, rispetto a quanto non facesse con il precedente esecutivo.

Innegabile è, però, la risalita dei rendimenti sovrani italiani, se si considera che alla fine di settembre il BTp a 10 anni fosse arrivato a offrire intorno allo 0,80%.

La casa in Italia fermerà gli investimenti in BTp?

Le vendite hanno ripreso vigore. Perché? La prima ragione appare essere “tecnica”. Ad essere risaliti sono i rendimenti anche nel resto dell’Eurozona, dove il Bonos a 10 anni sfiora adesso lo 0,30%, mentre a fine settembre si attestava su valori per 4 volte in meno. Lo stesso Bund si è indebolito, passando dal -0,70% di fine agosto al -0,35% di questi giorni. Gli investitori hanno iniziato a mostrare qualche segno di fatica sull’obbligazionario, tant’è che il valore dei bond con rendimenti negativi nel mondo è sceso dai 17.000 miliardi di dollari di inizio settembre ai 15.000 miliardi stimati in questa fase. Dopo la corsa dei mesi scorsi, naturale che si sarebbe passati all’incasso per realizzare i guadagni.

Tensioni politiche e timori sul debito

Quanto ai nostri titoli, poi, prevale anche un certo scetticismo sull’opportunità di acquistarli a prezzi troppo cari. Lo spread si è già ristretto a livelli ritenuti più che accettabili, pur rimanendo quasi doppi di quelli che separano Spagna/Portogallo e Germania. Difficilmente il mercato si mostra disponibile a comprare carta italiana sulla scadenza decennale a rendimenti nettamente inferiori all’1%.

Se e quando lo fa, si tratta di una capatina, giusto il tempo di rivendere per monetizzare le plusvalenze, perché in pochi credono che il nostro debito pubblico meriti di costare così poco.

Le tensioni politiche stanno facendo il resto. Il governo “giallorosso” è stato salutato molto favorevolmente sui mercati per il suo tasso acclamato di europeismo. Uscita dalla maggioranza la Lega, in molti hanno tirato un sospiro di sollievo per l’ingresso del PD, partito decisamente su posizioni più vicine a Bruxelles. Il punto è che questo credito non si è tradotto né in una manovra di risanamento fiscale (anzi!), né in una politica espansiva e di sostegno alla crescita. E le liti tra i partiti della maggioranza non fanno intravedere una durata lunga per la vita di questo governo.

Spread BTp-Bund, quali fattori a favore e contro i nostri titoli di stato?

Su tutto, infine, c’è il fattore BCE. Mario Draghi era stato percepito sin dal suo insediamento come un tutore dell’euro a qualsiasi costo e di riflesso della stessa sua Italia, grazie a un accomodamento monetario che ne ha abbattuto i costi di rifinanziamento, contribuendo a tenere il deficit sotto i livelli di guardia. Adesso che è uscito di scena e che al suo posto è arrivata Christine Lagarde, comprare BTp si rivelerà una mossa ancora poco rischiosa?

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