La Grecia non smette più di stupirci in positivo dopo il tragico decennio vissuto sul piano finanziario ed economico. Ieri, ha compiuto un altro passo verso la normalità con l’emissione del suo primo bond a 15 anni da quando è esplosa la gravissima crisi del debito sovrano. Le obbligazioni con scadenza 4 febbraio 2035 sono state collocate sul mercato per un valore di 2,5 miliardi di euro, ricevendo ordini record per 18,8 miliardi. Grazie all’altissima domanda, il titolo ha potuto spuntare un pricing migliore delle attese, offrendo un rendimento dell’1,911% e cedola 1,8750%, 163 punti base sopra il “midswap”, sostanzialmente quanto aveva dovuto offrire nell’estate scorsa il bond a 7 anni e la metà del bond a 10 anni al suo debutto nel marzo del 2019.

Il successo era nell’aria, ma non scontato, almeno non in queste dimensioni. C’è stata una corsa tra gli investitori istituzionali per accaparrarsi un pezzo di questa emissione, essendo ormai raro nel mondo trovare rendimenti così appetibili su una simile scadenza. Dal canto suo, l’Agenzia di Gestione del Debito Pubblico di Atene può ritenersi più che soddisfatta, perché con questi costi è riuscita ad allungare la vita media dello stock in mano ai creditori privati, senza sostanzialmente esporsi a costi superiori.

Per i titoli di stato della Grecia 4 date chiave nel 2020 e fino a 10 miliardi

La Grecia non ha alcun bisogno di emettere nuove obbligazioni di stato, disponendo alla fine del 2019 di liquidità per 32 miliardi. E quest’anno, i conti pubblici dovrebbero chiudere in attivo come negli esercizi passati. Tuttavia, il governo punta a: raccogliere capitali a lunga scadenza per allungare la vita media del debito pubblico e inviare un segnale rassicurante al mercato; costruire una curva delle scadenze completa; accrescere la liquidità detenuta come garanzia implicita per gli investitori sulla capacità di affrontare i pagamenti nei prossimi anni; sostituire almeno parte dei 12,6 miliardi di euro di titoli a breve scadenza (fino a 12 mesi) con emissioni medio-lunghe per sottrarsi alla volatilità dei mercati; proseguire i rimborsi anticipati dei debiti verso il Fondo Monetario Internazionale, contratti a tassi nettamente superiori a quelli oggi di mercato per la stessa Grecia.

Rendimenti minimi e fiducia dei mercati in salita

Nei giorni scorsi, Fitch ha promosso il rating ellenico di un gradino, portandolo a “BB”, due gradini sotto il livello minimo per entrare nell’area “investment grade”. L’agenzia ha preso atto sia dei miglioramenti sul piano fiscale, sia del ritorno alla crescita dell’economia, pur ancora a ritmi moderati, tenuto conto che la crisi ha spazzato via un quarto del pil. Sempre nei giorni scorsi, il Tesoro aveva emesso un bond a 30 anni per ritirare dal mercato obbligazioni in mano alla National Bank of Greece per 3,8 miliardi di euro e durata residua di 5,4 anni. Anche in questo caso, lo “swap” mirava ad allungare le scadenze medie e a render così il debito pubblico più sostenibile.

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Il bond febbraio 2035 ha un’altra particolarità, oltre ad essere il più longevo emesso sul mercato dallo scoppio della crisi di 11 anni fa. Esso scade un anno dopo l’orizzonte temporale massimo, entro il quale i creditori pubblici (UE, BCE e FMI) hanno giudicato sostenibile il debito di Atene. In un certo senso, per gli investitori è stato come avventurasi in un sentiero non garantito, ma la calda accoglienza è stato un chiaro segnale di fiducia. Del resto, ormai da mesi Atene emette titoli a breve a rendimenti negativi, mentre il suo decennale ieri scendeva all’1,16%, ai minimi storici. Per il 2020, le emissioni complessive a medio-lungo termine ammonterebbero a 10 miliardi di euro, quanto lo scorso anno, quando furono emessi titoli a 5, 7 e 10 anni.

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