La Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) del Gruppo Banca Mondiale ha emesso ieri obbligazioni sostenibili in dollari canadesi per 1,5 miliardi. Il bond scade il 2 luglio 2025 e, pertanto, ha una durata quinquennale. Offre cedola dello 0,75% ed è stato prezzato a 99,788 centesimi, per cui il rendimento lordo esitato è stato dello 0,793%. I proventi della raccolta saranno destinati a sostenere gli stati membri sul piano sanitario, economico e sociale nella lotta contro il Covid-19.

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La domanda è stata pari a 1,7 miliardi ed è arrivata da parte di 55 investitori, di cui il 35% banche e società, il 33% fondi e assicurazioni e il 32% banche centrali e altri soggetti istituzionali.

Da un punto di vista della distribuzione geografica, il 51% veniva dalle Americhe, il 31% da Europa/Medio Oriente/Africa e il 18% dall’Asia. La quotazione sarà effettuata alla Borsa di Lussemburgo. Si sono occupati del collocamento BofA, RBC Capital Markets, Scotiabank, TD Securities.

La Banca Mondiale effettua annualmente emissioni obbligazionarie per circa 60 miliardi di dollari e tutte finalizzate a perseguire obiettivi di sviluppo sostenibile. L’organismo sovranazionale aderisce alle linee guida pubblicate dall’ICMA (International Capital Markets Association). E’ anche membro del Comitato Esecutivo per i Green Bond e i Social Bond. L’emissione di ieri ha contribuito a rendere più liquida la curva delle scadenze in dollari canadesi.

Opportunità e rischi del bond

Nel settembre scorso, ad esempio, aveva emesso una nuova tranche da 300 milioni per il bond con scadenza 2024 e un nuovo bond da 250 milioni a 10 anni, entrambi nella valuta nordamericana. Per quanto i rendimenti siano magri, stiamo parlando di un emittente solidissimo, tanto da vantare l’assegnazione della tripla “A” da parte delle agenzie di rating, per cui il rischio di credito si mostra nullo. Quello di cambio esiste, invece, per quanto sia proprio questo l’aspetto più interessante per un investitore dell’Eurozona.

In effetti, il dollaro canadese potrebbe sorprendere al rialzo contro l’euro nei prossimi mesi e anni. A guardare l’andamento del grafico, si ottiene che il cambio contro la moneta unica tende a rafforzarsi grosso modo negli stessi periodi in cui le quotazioni del petrolio salgono, viceversa si deprezza nelle fasi avverse per il greggio. Questo è dovuto alla natura di economia esportatrice di greggio e di numerose altre materie prime del Canada, dove la regione di Alberta estraeva mediamente prima del Covid-19 intorno ai 3,8 milioni di barili al giorno.

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Quest’anno, il dollaro canadese ha perso il 5% contro l’euro, ma ha guadagnato quasi già il 4% dai minimi dell’anno toccati a marzo, quando ha iniziato a recuperare le perdite, anticipando i futuri guadagni del greggio sui mercati internazionali. Se continuasse ad apprezzarsi, nei prossimi mesi il valore dei titoli emessi dalla Banca Mondiale si rivelerebbe più alto, sebbene parliamo di obbligazioni caratterizzate da scarsa liquidità degli scambi sul secondario, a causa sia dei bassi volumi emessi, sia della natura degli investitori acquirenti, quasi tutti grosse istituzioni finanziarie che difficilmente rivenderanno prima della scadenza. E potrebbe essere un problema monetizzare eventuali plusvalenze teoriche.

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