Subito dopo Pasqua la Banca Mondiale si è rimessa al lavoro e ha annunciato ieri il buon esito della nuova emissione di obbligazioni sostenibili per 6 miliardi di dollari Usa. Si è trattato del collocamento più grosso dall’aprile del 2021, cioè da tre anni esatti a questa parte. Sono state due le tranche offerte sul mercato, entrambe di 3 miliardi ciascuna. La domanda è stata complessivamente pari a 12,7 miliardi, vale a dire più del doppio. La prima tranche riguarda una scadenza in data 10 aprile 2026 (ISIN: US459058LE18) e la seconda una scadenza in data 10 aprile 2031 (ISIN: US459058LF82).

Pertanto, l’emissione ha avuto ad oggetto titoli a 2 e 7 anni.

Risultati dell’emissione a 2 e 7 anni

Le obbligazioni della Banca Mondiale hanno rating tripla A per tutte le agenzie di valutazione internazionali. Ci troviamo dinnanzi a un ente sovranazionale della massima affidabilità creditizia. Il rischio di inadempienza contrattuale è da considerarsi praticamente nullo. Ciò non significa che il bond sia di per sé privo di altri rischi. Li vedremo più avanti. Innanzitutto, i risultati dell’emissione. La prima tranche ha fissato una cedola del 4,75% e il prezzo di aggiudicazione è stato di 99,974 centesimi per un rendimento lordo alla scadenza del 4,764%. Esso è risultato a premio di 8,5 punti base o 0,085% sul T-bond degli Stati Uniti di pari durata.

Quanto alla seconda tranche, la cedola fissa annua lorda è del 4,50% e il prezzo di aggiudicazione è stato di 99,875 centesimi per un rendimento alla scadenza del 4,521%. In questo caso, il premio sul T-bond di pari durata è stato di 15,3 punti o 0,153%. Per entrambe le obbligazioni della Banca Mondiale la cedola sarà corrisposta ogni sei mesi in via posticipata.

Premio sulle emissioni in euro

Più di 260 investitori da tutto il mondo hanno partecipato al collocamento affidato a Merrill Lynch, Hsbc, JP Morgan, Wells Fargo e LLC in qualità di lead managers. Trattasi di istituzionali pubblici e privati, che vanno dalle tesorerie delle banche centrali ai fondi d’investimento.

Trascurando il già detto rischio di credito quasi inesistente, quali inconvenienti potrebbe affrontare l’investitore? Senz’altro, il rischio di cambio. Noi viviamo nell’Eurozona, per cui guadagniamo e paghiamo in euro. Se il dollaro Usa nei prossimi anni si deprezzasse contro la moneta unica, le cedole e il capitale perderebbero valore.

Ciò spiega i tassi relativamente elevati offerti dalle due obbligazioni della Banca Mondiale. Facendo un confronto con gli Eurobond emessi dalla Commissione europea, ad esempio, troviamo che la scadenza a 2 anni rende attualmente meno del 3% e quella a 7 anni appena il 2,80%. I Bund della Germania rendono ancora meno. Questo significa, quindi, che le emissioni in dollari, pur con rating tripla A, stanno offrendo un premio lungo la curva sulle emissioni in euro, evidentemente scontando un indebolimento della divisa statunitense per i prossimi anni.

Obbligazioni Banca Mondiale poco liquide

Un altro rischio riguarda la presumibile scarsa liquidità delle obbligazioni della Banca Mondiale dopo la quotazione sul mercato secondario. Poiché ad acquistarle sono in pochi e questi puntano solitamente a tenere i bond fino alla scadenza, gli scambi potrebbero essere marginali. Rivenderli non sarebbe facile, per cui i prezzi potrebbero essere soggetti ad ampia volatilità anche infra-giornaliera. Infine, nel caso in cui i tassi di mercato si muovessero al rialzo nei prossimi anni, perderemmo l’opportunità di investire in bond più redditizi. In cambio, ci ritroveremmo in possesso di titoli deprezzati. Uno scenario da non escludersi neppure oggi con il rischio di stagflazione in agguato.

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