Fineco ha emesso ieri obbligazioni perpetue, “callable” in data 2 dicembre 2024 e subordinate del tipo “Additional Tier 1”. Ottimo il riscontro del mercato, con richieste per 2,75 miliardi di euro, a fronte di un importo offerto tramite BNP Paribas, UBS e Unicredit per 300 milioni. In sostanza, la domanda ha coperto l’offerta per oltre 9 volte, tant’è vero che il rendimento della “guidance” iniziale, atteso in area 6,5%, è stato esitato al ribasso al 5,875%. Il successo risente del clima molto positivo di questa fase sui mercati obbligazionari di tutto il mondo, nonché della caccia al rendimento tra gli investitori, i quali stanno volgendo lo sguardo proprio sull’Italia, allettati dai rendimenti sovrani e corporate ancora molto superiori alla media dell’Eurozona.

A tale riguardo, si veda il botto del BTp 2067 di mercoledì scorso.

Bond bancari subordinati: rimborso sì, ma il giudice deve accertare la truffa

Tornando alle obbligazioni Fineco, si tratta, come dicevamo, di un bond perpetuo, cioè senza scadenza. Tuttavia, esse risultano richiamabili dalla banca in data 2 dicembre 2024, quando verrebbero eventualmente rimborsate alla pari. Nel caso in cui la “call” non venisse esercitata, la banca dovrebbe corrispondere per i successivi 5 anni agli obbligazionisti un rendimento pari al tasso “midswap” a 5 anni più uno spread. Il rendimento verrebbe aggiornato ogni 5 anni, sempre sulla base del “midswap”. Chiaramente, Fineco troverà conveniente procedere al rimborso alla fine del 2024, qualora per allora abbia la possibilità di potersi rifinanziare sui mercati a tassi più convenienti rispetto a quelli che altrimenti dovrebbe corrispondere agli obbligazionisti per il quinquennio successivo.

I rischi delle obbligazioni bancarie AT1

Dunque, queste obbligazioni presentano un rischio di reinvestimento, vale a dire espongono l’investitore a uno scenario di rimborso del titolo senza potere reimpiegare le risorse ottenute in un bond altrettanto remunerativo, nel caso di tassi calanti. In realtà, i rischi di questi titoli subordinati sono assai superiori a questo.

Anzitutto, possono essere convertiti in capitale, cioè azioni, nel caso in cui Fineco scendesse sotto un certo grado di patrimonializzazione, nel dettaglio se il Common Equity Tier 1 ratio si portasse sotto il 5,125% minimo fissato dalla BCE. In quel caso, non verrebbero più corrisposte nemmeno le due cedole semestrali, previste in data 3 giugno e 3 dicembre di ogni anno. Ecco la ragione per cui sul piano regolamentare vengono trattate a metà tra equity e debito.

In qualità di subordinate, poi, queste obbligazioni parteciperebbero alle perdite della banca nel caso di “bail-in” prima delle obbligazioni senior e dei conti correnti/deposito sopra i 100.000 euro e subito dopo le azioni. Per queste caratteristiche rischiose, il loro collocamento è stato riservato agli investitori istituzionali e il taglio minimo acquistabile è stato di 200.000 euro. Il bond verrà quotato alla Borsa di Dublino. Standard & Poor’s assegna all’emittente il rating “BBB” e al bond “BB-“.

Con questa emissione, Fineco punta a centrare in anticipo il target fissato obbligatoriamente dal 28 giugno 2021 dal Regolamento UE CCRR II, ovvero di mantenere il leverage ratio o il rapporto tra capitale netto e totale delle attività sopra il 3%. La banca è stata appena deconsolidata dal perimetro di Unicredit, dopo che questa ha ceduto per 1,1 miliardi l’ultimo 18% di sua proprietà nei giorni scorsi. Per quanto non comparabili per tipologia di rischio, il bond da poco collocato sul mercato offre un rendimento di circa 490 punti base superiore al BTp a 5 anni, nonché di 616 rispetto al “midswap” sulla medesima scadenza.

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