Probabilmente, si tratta dell’ultimo successo che l’amministrazione Trump lascerà in eredità a Joe Biden in politica estera. Oggi, i leader del Golfo Persico si stanno riunendo in Arabia Saudita per siglare l’accordo di pace con il Qatar. L’emirato è stato oggetto di embargo sin dalla metà del 2017, quando Arabia Saudita, Bahrein, Egitto e Emirati Arabi Uniti hanno interrotto le relazioni diplomatiche e chiuso lo spazio aereo e terrestre nei suoi confronti. Queste misure saranno ritirate dai sauditi, ha annunciato il Kuwait, e con ogni probabilità faranno altrettanto gli alleati di Riad.

Grazie alla mediazione americana, perseguita tramite il genero ed emissario di Donald Trump nel Medio Oriente, Jared Kushner, il Qatar esce dall’isolamento in cui era finito nel Golfo Persico per i suoi rapporti con l’Iran.

Un successo della diplomazia, che renderebbe ancora più allettante il debito sovrano qatariota. Il paese ha un debito pubblico relativamente elevato per i numeri dei petro-stati, ma può vantare solidi rating delle agenzie internazionali: AA- per S&P e Fitch, Aa3 per Moody’s. Il rischio di credito segnalato, dunque, risulta molto basso. In effetti, necessita di quotazioni petrolifere nettamente inferiori a quelle della media nell’area. All’emirato basterebbe un prezzo di vendita medio di poco superiore ai 45 dollari per far quadrare i conti pubblici e per quest’anno ha prudenzialmente approvato un bilancio basato su previsioni a 40 dollari.

Il bond “dei sogni” del Qatar ha fatto il pieno, giusto ‘timing’ tra petrolio e crisi

Bond Qatar, bassi rendimenti e boom dei prezzi

Ciononostante, il deficit fiscale sembra destinato a salire dai 12 miliardi di rial del 2020 (2,6 miliardi di euro) ai quasi 40 miliardi di quest’anno (8,8 miliardi). I rendimenti sovrani captano appieno la solidità finanziaria del Qatar. Il bond in dollari con scadenza 15 giugno 2030 e cedola 9,75% (ISIN: XS0113419690) ha guadagnato il 4% nell’ultimo anno e oggi offre un rendimento di appena l’1,33%, circa una quarantina di punti base in più rispetto al Treasury di pari durata.

Meglio ha fatto il ventennale con scadenza 20 gennaio 2040 e cedola 6,40% (ISIN: XS0468535637): +9% in 12 mesi e rendimento sceso al 2,15%. Infine, il trentennale con scadenza 16 aprile 2050 e cedola 4,40% (ISIN: XS2155352748) dalla sua emissione della primavera scorsa ha guadagnato il 30%, scendendo a un rendimento lordo del 2,60%, spread inferiore a 100 punti base sull’omologo americano.

Alla luce dell’accordo di queste ore, le obbligazioni qatariote guadagnano appeal? Sul piano economico, le ripercussioni dell’embargo hanno inflitto un duro colpo alle relazioni commerciali e al settore dei trasporti del Qatar. A causa del tracollo delle importazioni alimentari, il governo si è trovato costretto, ad esempio, ad accrescere i sussidi a favore della popolazione. Di certo, l’accordo farà venire meno le criticità di questi ultimi anni, sostenendo la crescita e le stesse finanze statali dell’emirato. Poco importa, poi, che si tratti di un’intesa di facciata, volta più ad anticipare possibili interventi nell’area dell’amministrazione Biden a favore dell’Iran, creando un muro contro Teheran. Le prospettive di crescita, tuttavia, restano legate essenzialmente all’evoluzione del mercato del greggio, cioè all’andamento dell’economia globale. Quanto alla politica estera americana prossima, dovrebbe mostrarsi meno ostile agli iraniani, mentre la pressione crescerebbe su Riad sul tema del rispetto dei diritti umani. Un altro punto possibilmente a favore del Qatar.

Scegliere tra bond sauditi e del Qatar: non solo petrolio, anche fattore Biden

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