Le obbligazioni emesse dagli organismi sovranazionali posseggono una caratteristica assai importante: sono sicure. Così sicure, che vantano come rating la tripla “A”, alla pari di stati come la Germania, quando i BTp dell’Italia non vanno oltre la tripla “B”. Ma a differenza dei Bund, che rendono sottozero fino alle scadenze lunghe dei 10 anni oggi, offrono remunerazioni assai interessanti, per quanto frutto di una scommessa sui tassi di cambio delle valute in cui sono denominate. Basti pensare ai titoli emessi in lire turche o altre valute emergenti, caratterizzate da forte volatilità.

Bond in lire turche, rendimento al 26% e sicuri

Oggi, invece, vi presentiamo un bond in dollari USA, emesso nel dicembre scorso dalla Banca Mondiale e con scadenza 28 dicembre 2023 (ISIN:XS1917880285), la cui cedola è fissa e garantita al 4% lordo per il primo anno, mentre dal secondo anno dipenderà dall’andamento del Solactive Human World Index. In altre parole, bisogna tenere sempre come riferimento il livello del suddetto indice in data 21 dicembre 2018 e rapportarlo alle quotazioni del 20 dicembre di ogni anno dal 2020 al 2023. Ma di cosa parliamo esattamente? Trattasi delle azioni di 50 società selezionate sui mercati americani, europei e asiatici sulla base della tutela dei diritti dei lavoratori garantiti, della responsabilità sociale e nell’approvvigionamento. In altre parole, queste società sono socialmente e ambientalmente responsabili e i loro titoli caratterizzati da una volatilità relativamente bassa.

Il peso di ciascuna varia tra l’1% e il 5%, ciascuna area geografica tra il 10% e il 50% e il vincolo di concentrazione settoriale è stato fissato al tetto massimo del 33%. La cedola è fissa solamente per il primo anno e pari al 4% lordo e sarà corrisposta il prossimo 28 dicembre 2019. Invece, le successive quattro cedole sono a rischio. Perché? La loro corresponsione dipende dall’andamento dell’indice Solactive Human Capital World. Se in data 20 dicembre 2020, tale indice risulterà inferiore al livello del 21 dicembre 2018, la cedola non verrà corrisposta, ma eventualmente recuperata nel caso in cui in una delle successive scadenze – il 20 dicembre del 2021, 2022 o del 2023 – tale livello fosse superato.

Come funziona la cedola

L’emissione a dicembre fu curata da BNP Paribas come market maker ed le obbligazioni sono quotate all’EuroMot. Il pezzo minimo negoziabile è di 2.000 dollari, ossia alla portata di tutte le tasche. Rispetto a una obbligazione ordinaria, questa presenta un rischio concreto in più: uno riguarda l’eventuale deprezzamento del cambio euro-dollaro alla scadenza o alla data di disinvestimento anticipato. Pur immaginando che il titolo stacchi cedola per ognuno dei 5 anni fino alla scadenza, se il cambio euro-dollaro si portasse in area 1,35 alla data del rimborso o della rivendita anticipata si azzererebbero i guadagni ottenuti. Che ciò avvenga entro la fine del 2023, stando all’andamento dello spread Treasury-Bund, appare improbabile, ma il rischio esiste.

Bond Bers in lire turche, cedola 30% un affare

Anche perché – e arriviamo al rischio specifico del bond – solo la prima cedola è certa, le restanti 4 no. Questo significa che, nel peggiore dei casi, sarebbe sufficiente un cambio euro-dollaro alla scadenza o alla data di disinvestimento anticipato di appena il 4% superiore a quello vigente il giorno dell’acquisto per azzerare il rendimento lordo dell’operazione, cioè un valore intorno a 1,1650, se l’acquisto avvenisse oggi. Ed è molto, molto probabile che ciò accada tra pochi mesi, altro che attendere la fine del 2023. Chiaramente, possono verificarsi scenari intermedi, ossia la corresponsione di 2-3-4 cedole e al contempo variazioni del cambio euro-dollaro favorevoli o poco penalizzanti. Ad esempio, se l’euro s’indebolisse ai livelli minimi toccati a inizio 2017, cioè prossimo all’unità, sarebbe come se fossero pagate con certezza almeno altre due cedole, oltre la prima garantita.

Allo stato attuale, le suddette obbligazioni della Banca Mondiale hanno perso lo 0,8% quest’anno, mentre il sottostante indice ha guadagnato poco meno del 6%, sebbene per lo stacco della prima cedola a fine anno il suo andamento non avrà conseguenze, nemmeno dovesse essere profondamente negativo.

Il calo non si spiegherebbe con il trend positivo dell’indice sottostante a cui è legata la cedola, ma probabilmente ha risentito del rafforzamento medio del dollaro del 2% quest’anno contro le altre valute. Un cambio americano più forte, infatti, rende più costosi i titoli in esso denominati, sebbene sostenga indirettamente il valore dell’investimento degli acquirenti stranieri.

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