Le obbligazioni in lire turche sono da tempo diventate molto remunerative, almeno nominalmente. I rendimenti sovrani a 2 anni offrono più del 24%, quelli a 10 anni quasi il 20%. Sono lo specchio di elevati rischi di cambio da un lato e di credito dall’altro. Ma nel caso che vi proponiamo, uno dei due è sostanzialmente nullo. Parliamo dei bond emessi nel 2014 dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI), che offrono una cedola annuale del 10,75% e che scadranno il prossimo 15 novembre, cioè tra meno di 6 mesi.

Investire in bond in lire turche conviene? Ecco quando sarebbero migliori dei titoli in euro e dollari

Si tratta evidentemente di un’emissione sovranazionale e che gode del massimo rating, cioè la tripla “A”. Dunque, il rischio di insolvenza praticamente non esiste, quello legato al cambio sì. Oggi, il titolo prezza 97,77, cioè sotto la pari, pur in forte recupero da 93,11 a cui era sceso il 9 maggio scorso. Da allora, quindi, ha guadagnato il 5%.

Questo bond ormai semestrale vanta un rendimento enorme, se si considera che già solo la plusvalenza esiterà un margine annualizzato del 4,5%, a cui va aggiunta l’ultima cedola corrisposta per intero insieme al rimborso alla scadenza, la quale risulterà di quasi il 22%, sempre annualizzata. A conti fatti, chi oggi acquistasse questo titolo si porterebbe a casa un rendimento annuo superiore al 26%, ovvero del 13% effettivo lordo.

Rischio cambio sulle tensioni in Turchia

Dicevamo, resta il rischio di cambio. Nell’ultimo anno, la lira turca ha perso contro l’euro il 20%. Le cause del crollo non sono venute meno, anzi negli ultimi mesi appaiono, in un certo senso, aggravarsi: inflazione al 20%, fuga dei capitali, tensioni politiche interne, diatribe con gli USA e gli altri partner del Medio Oriente, recessione economica, scarsa indipendenza della banca centrale, etc.

Bond Bers in lire turche, cedola 30% un affare

Al momento, la lira scambia a 6,77 contro l’euro e il rendimento dell’obbligazione BEI verrebbe azzerato con un deprezzamento in area 7,65.

Le probabilità che ciò accada non sarebbero così basse, anche se forse le tensioni finanziarie si allenteranno con l’arrivo dell’estate, quando la ripetizione delle elezioni comunali a Istanbul sarà alle spalle e il governo di Ankara avrà a disposizione ben 4 anni senza appuntamenti elettorali di rilievo, potendo varare le riforme economiche necessarie alla crescita, riguadagnandosi lentamente la fiducia perduta dei mercati.

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