Quando investite su un mercato straniero, il principale rischio a cui esponete è quello relativo all’evoluzione del tasso di cambio. Ma se negli ultimi tempi avete inserito in portafoglio obbligazioni australiane, gli occhi vi brilleranno. Su base annuale, il dollaro australiano“aussie” guadagna contro l’euro il 9,4%. Un apprezzamento importante, che denota la robustezza dell’economia di questo immenso paese ai confini del mondo.

Prima del Covid, l’Australia deteneva il record mondiale dell’economia che non aveva attraversato alcuna recessione per quasi un trentennio.

L’ultima contrazione del PIL risaliva qui al lontano 1991. Poi, con la pandemia e il crollo dei prezzi delle materie prime, l’aussie è precipitato contro l’euro ai minimi storici. Nel frattempo, le obbligazioni australiane crollavano di rendimento e s’impennavano di prezzo. Per quale motivo? Anzitutto, perché la Reserve Bank tagliava i tassi fino a portarli allo 0,10% attuale. Secondariamente, in qualità di “porti sicuri” attiravano capitali sui mercati.

Ricordiamo, infatti, che le obbligazioni australiane fanno parte dell’esclusivissimo club del rating tripla A. Son considerate, cioè, massimamente sicure dalle principali agenzie di valutazione. Tuttavia, anch’esse sono state colpite dal rialzo globale dei rendimenti degli ultimi mesi. Un processo legato alla reflazione in corso e al ritorno dell’appetito per il rischio con la graduale uscita dalla pandemia. E così, il bond a 10 anni è passato dallo 0,75% di ottobre all’1,69% di oggi. La scadenza a 30 anni a dicembre si aggirava in area 1,90%, adesso sfiora il 2,70%.

Bilancio ambiguo per le obbligazioni australiane

Per capire se il vostro bilancio è attivo o passivo, bisogna conoscere il momento esatto in cui siete entrati su questo mercato. Solo così sarebbe possibile fare la somma tra i guadagni realizzati per via dell’effetto cambio e le eventuali perdite relative al deprezzamento delle obbligazioni australiane. Supponendo che dovessimo fare il resoconto di un investimento realizzato esattamente un anno fa, ecco quale sarebbe la situazione.

Il bond a 10 anni ha perso circa il 6,7%, ma il dollaro australiano ha messo a segno un rialzo del 9,4% contro l’euro.

Dunque, sulla bilancia abbiamo un guadagno di quasi l’11% tra cambio e cedola dell’1,5% incassata. Ma a questo dato sottraiamo il deprezzamento del bond. Al netto, porteremmo oggi a casa un guadagno virtuale del 4%. Passando alla scadenza a 30 anni, qui le fluttuazioni sono state chiaramente più forti, a causa della maggiore “duration”. Queste obbligazioni australiane con data di rimborso 21 giugno 2051 e cedola 1,75% furono emesse nell’estate scorsa. Da allora, hanno perso il 18,6%. In questo caso, la perdita supererebbe di gran lunga i guadagni derivanti dall’effetto cambio e dall’incasso della cedola. Al netto, -7,5%.

E per il futuro? Le obbligazioni australiane stanno deprezzandosi come e più delle altre perché l’Australia è ormai nei fatti quasi uno stato “Covid-free”. I contagi giornalieri sono non oltre una ventina in media, mentre non si registrano morti da ottobre. Qui, la seconda ondata non c’è stata, complici le temperature estive e l’isolamento geografico dal resto del mondo. Pertanto, l’economia ha ripreso a crescere stabilmente dopo il secondo trimestre dello scorso anno. I rendimenti sovrani sembrano destinati a salire ulteriormente, mentre il cambio potrebbe avere toccato i suoi massimi. Su di esso gravano anche le tensioni politiche con la Cina, principale mercato di sbocco per le materie prime australiane. Canberra è schierata con gli USA nella “guerra” commerciale con Pechino. E le ritorsioni cinesi sono già in atto, tra l’altro con restrizioni alle importazioni di alcolici e vari generi alimentari.

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