Ieri, UBI Banca ha collocato sul mercato un’obbligazione subordinata del tipo “Tier 2” da 500 milioni, durata 10 anni e rimborsabile dopo 5 anni dalla data di emissione. La cedola, che verrà pagata annualmente il 4 marzo dal 2020, è stata limata al 5,875% dal 6% inizialmente prevista, grazie alla domanda per 700 milioni di euro, arrivata da 75 investitori istituzionali a cui il bond era riservato. Il prezzo di emissione è stato pari a 100. Il rendimento è risultato del 5,751% sopra il tasso “midswap”. L’81% delle richieste è arrivato dai fondi d’investimento e sul piano geografico il 73% dall’Italia, il 16% dal Regno Unito, il 7% dalla Francia, il 3% da Germania e Svizzera, il resto dagli altri paesi.

 L’emissione fa parte del programma EMTN di UBI Banca e sarà quotata alla Borsa irlandese.

Obbligazioni UBI Banca 2025, ecco il valore della garanzia offerta dal covered bond

La scorsa settimana, la stessa banca italiana aveva emesso a poco meno della pari un “covered bond”, sempre per un controvalore totale di 500 milioni, ma con scadenza settembre 2025 e cedola 1%. Gli ordini sono stati in quell’occasione di ben 2,7 miliardi, 5,4 volte l’importo offerto. In effetti, ci troviamo dinnanzi a due bond molto differenti per caratteristiche. Quella di settimana scorsa è stata un’emissione garantita da mutui residenziali di qualità, per cui presenta rischi bassissimi anche sul piano giuridico, trattandosi di un’obbligazione su cui non possono gravare perdite nemmeno nel caso di applicazione del “bail-in”.

Viceversa, le obbligazioni subordinate come quella di UBI Banca di ieri sono già in partenza più rischiose non solo delle “covered”, bensì pure delle senior per le ragioni che vedremo. In più, nel caso di applicazione del “bail-in” sarebbero le prime ad essere coinvolte nelle perdite, subito dopo le azioni. Nel caso specifico, trattasi di un decennale richiamabile dopo 5 anni, cioè soggetto a rimborso anticipato da parte della banca. E’ del tipo “Tier 2” e qui bisogna approfondire la questione.

Significa che il pagamento delle cedole può essere bloccato solo per gravi insolvenze, nel cui caso si rischia di perdere fino all’intero capitale, a differenza di quanto accadrebbe, almeno in teoria, con un bond senior o ordinario.

Il confronto con Unicredit

Questo spiega la ragione per cui, aldilà di una scadenza 4 anni più longeva, il bond di ieri abbia reso all’atto della sua emissione quasi 6 volte in più di quello collocato sul mercato appena 7 giorni prima. Quanto al rating, l’emittente viene giudicato come “Baa3” da Moody’s, “BBB-” per S&P e Fitch e “BBB” per Dbrs. Dunque, parliamo di un titolo “investment grade”. Un paio di settimane fa, Unicredit ha lanciato anch’essa un’obbligazione subordinata a 10 anni Tier 2, richiamabile dopo 5 anni e che fino ad allora pagherà cedola fissa al 4,875% e successivamente, nel caso di mancato richiamo, una cedola variabile e legata al tasso midswap a 5 anni. L’importo emesso è stato di 2 miliardi di euro e ha raccolto ordini imponenti in fase di “book building”, consentendo la limatura della cedola da sopra il 5% della guidance iniziale. Anche il “covered bond” a 10 anni, emesso a gennaio per 500 milioni allo 0,875% e la cui emissione è stata riaperta settimana scorsa, rende oggi ancora meno, giovandosi di un rating leggermente più alto per Piazza Aulenti.

Obbligazioni bancarie in Italia in crisi costante

Certo, nulla a che vedere con il “callable” subordinato Tier 2 di MPS gennaio 2028, cedola 5,375%, che al momento rende oltre il 16%, scontando lo stato finanziario piuttosto critico della banca senese, da due anni nelle mani dello stato. In questo caso, anche il senior a 10 anni e con cedola 5% offre un guadagno elevatissimo, il 13,5% lordo annuo.

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