Si parla di “giapponesissazione” del mercato obbligazionario per delineare la prospettiva di rendimenti per i bond governativi e corporate abbastanza bassi, se non negativi anche per i prossimi anni. Tra bassa inflazione e potenti stimoli monetari, Tokyo è stata apripista già all’inizio del secolo per quelle esperienze ultra-espansive tra le banche centrali, adottate a partire dalla crisi finanziaria del 2008. Oggi, la curva sovrana nipponica si mostra negativa fino ai 15 anni e per la scadenza più lunga, quella a 40 anni, si limita ad offrire uno spilorcissimo 0,25%.

In altre parole, se investo nel debito del Giappone, da qui ai prossimi 4 decenni dovrò accontentarmi di un rendimento cumulato non superiore al 10% dell’investimento odierno.

Forse nessuno avrebbe scommesso fino a qualche mese fa, che paradossalmente le obbligazioni giapponesi siano diventate per rendimento tra le più generose nel panorama delle grandi economie, dietro solo a quelle americane. La curva delle scadenze è, infatti, ormai interamente negativa in Germania, Svizzera e Danimarca e continua a sgonfiarsi ovunque in Europa, a parziale eccezione dell’Italia.

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Bond Giappone redditizi grazie anche a yen

Tuttavia, se un anno fa avessimo investito i nostri capitali in titoli giapponesi, oggi avremmo portato a casa un guadagno a doppia cifra. A dirlo sono gli indici di Standard & Poor’s dedicato all’obbligazionario nipponico. Quello relativo ai titoli di stato mostra un guadagno del 4%. Parliamo di bond della durata media ponderata di 9,22 anni, con duration pari a 8,4 anni e un rendimento medio del -0,14%. Il profitto teorico sarebbe determinato dall’aumento delle quotazioni nel periodo considerato, oltre che dalla riscossione delle cedole rispetto all’investimento realizzato.

Poiché i rendimenti sono scesi, i prezzi sono per contro saliti. I biennali sono passati dal -0,13% al -0,27%, i decennali dal +0,10% al -0,22%, sui 40 anni dall’1% allo 0,25%.

A questo si aggiunge il rafforzamento dello yen contro l’euro, che nell’ultimo anno è stato del 6,3%. Dunque, sommando l’aumento medio ponderato delle quotazioni e l’effetto cambio, si ottiene un guadagno a doppia cifra di oltre il 10%. Più magre le soddisfazioni per il comparto corporate, ma comunque sostanziose di questi tempi. I titoli del debito delle società private in Giappone sono rincarati dell’1,7%. Sempre stando all’apposito indice di S&P, parliamo di obbligazioni con durata media di 6,9 anni, duration 4,7 e rendimento allo 0,29%. Rendimento totale: 8%.

L’effetto cambio si rivela certamente positivo, ma non l’unico fattore favorevole per l’investimento nell’obbligazionario di Tokyo. Nel caso dei titoli governativi, esso ha inciso per il 60% dei guadagni teorici dell’ultimo anno, salendo all’80% nel caso dei corporate. Per il futuro, sia BCE che Banca del Giappone intendono varare nuovi stimoli monetari, con spinte contrastanti e apparentemente ambigue sul cross tra le due valute. Tuttavia, lo yen tende a rafforzarsi contro le altre valute nelle fasi di tensioni internazionali e ciò deporrebbe in favore dei bond del Sol Levante anche per i prossimi mesi, in quanto porti sicuri e al contempo potenziale fonte di guadagno per l’apprezzamento del cambio.

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