Ieri, Banca MPS è tornata ad emettere dopo 18 mesi un bond subordinato del tipo Tier 2. Il riscontro sul mercato è stato positivo, in quanto gli ordini sono stati pari a 750 milioni, a fronte di 300 milioni collocati. Questo significa che la domanda ha coperto per due volte e mezza l’offerta. Il rendimento esitato è stato del 10,50%, inferiore di 75-100 punti base rispetto a quello indicato dalla “guidance” iniziale, anche se pur sempre superiore di ben 1.032 bp al tasso “midswap”. E il confronto diventa impietoso anche con l’ultima emissione del gennaio 2018, quando venne collocato sul mercato un altro decennale con le medesime caratteristiche, ma con cedola solamente del 5,375%.

Obbligazioni MPS subordinate Tier 2 a 10 anni, rendimento cala in fase di emissione

Dunque, ieri il riscontro il bond MPS lo ha avuto, perlopiù all’estero, da dove è arrivato quasi il 93% della domanda complessiva, di cui il 53,5% da Regno Unito/Irlanda e 11,2% dalla Svizzera. Tuttavia, l’interesse è stato mostrato a caro prezzo. Nei giorni scorsi, la National Bank of Greece aveva emesso un bond del tutto simile, anche per durata, spuntando un rendimento dell’8,25%. E sotto il 10% era riuscita a rifinanziarsi a giugno un’altra ellenica, la Piraeus Bank, sempre attraverso lo stesso tipo di debito subordinato.

Fiducia in MPS resta scarsa sul mercato

Ne consegue che il successo di cui tanto parla la stampa sarebbe legato alla capacità della banca senese di tornare a rifinanziarsi sui mercati attraverso obbligazioni diverse da quelle garantite. Vero, ma se il costo per farlo è elevato, non si capisce cosa vi sia da festeggiare. E pensare che MPS sia nelle mani dello stato per il 68% del capitale e questo dovrebbe, in teoria, rassicurare gli investitori sul suo stato di solvenza. Né si può legare l’alto rendimento esitato solo al fatto che si tratti di titoli con rating “spazzatura”, trovandoci in una fase in cui persino gli “high yield” esibiscono rendimenti tutt’altro che elevate, scesi in alcuni casi persino sottozero nell’Eurozona.

Sul secondario, il bond Tier 2 con scadenza 2028, quello emesso nel gennaio 2028, ha vissuto ieri una giornata piuttosto positiva, forse sull’onda delle buone notizie sul fronte del collocamento obbligazionario, ma oggi precipita nuovamente e offre un rendimento prossimo al 14% contro il poco meno del 12% della scorsa seduta. Questi numeri non autorizzano a parlare di successo. Semmai, il rendimento è stato così alto, che 120 investitori istituzionali vi hanno scommesso parte marginale dei loro capitali, essendo il rischio potenziale corso coperto proprio dal basso costo di acquisto del bond. Il fatto che questi titoli sul secondario, anche su scadenze minori, rendano ancora di più segnalerebbe che la domanda resti scarsa e che aldilà delle aste, l’interesse verso il mondo MPS non c’è ancora.

Del resto, a gennaio la stessa Siena aveva emesso un “covered bond” a 5 anni a oltre il 2%, quando ieri Banco Desio è riuscito a spuntare appena lo 0,43% per uno stesso titolo di durata decennale. Certo, negli ultimi 6 mesi le condizioni del mercato sono drasticamente mutate in meglio, ma la distanza tra MPS e le altre banche, anche italiane stesse e di minori dimensioni, rimane tutta persino sul segmento “garantito”.

MPS emette il primo bond unsecured dal 2014

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