Dai minimi toccati dopo l’annuncio di meno di un mese fa da parte della Commissione europea che avrebbe richiesto al Consiglio UE l’apertura della procedura d’infrazione contro l’Italia per debito eccessivo, l’indice bancario in Italia ha recuperato il 13% e attualmente si attesta ai massimi da due mesi. Il crollo dello spread sta mettendo le ali al comparto bancario. I nostri istituti detengono BTp per oltre 400 miliardi di euro di valore, per cui beneficiano della risalita delle quotazioni dei bond, ritrovandosi a bilancio assets rivalutati.

Perché la Germania vuole che le banche italiane abbiano poco debito pubblico?

E così, oggi Banca MPS ha dato mandato a Morgan Stanley come Sole Bookrunner per l’emissione di un’obbligazione senior preferred da 300 milioni di euro e di durata triennale. Si tratta del primo bond “unsecured” emesso dal 2014 e, stando alle indicazioni iniziali, esiterebbe un rendimento in area 4,250%-4,375%. Se vi sembra elevato per una scadenza a 3 anni, considerate che il titolo dovrebbe ricevere rating “Caa1” da parte di Moody’s, cioè 7 gradini sotto l’ultimo “investment grade”, per cui presenta “rischi considerevoli” secondo la stessa definizione dell’agenzia.

E approfittando dell’ottimo momento sui mercati, UBI Banca ha dato mandato a Banca IMI e Société Générale per emettere un bond a 10 anni del tipo Tier 2 non “callable” per 250 milioni di euro. Il rendimento, in questo caso, sarebbe di 510 punti base superiore al “midswap”. E proprio le azioni UBI a metà seduta scattavano del 5%, ponendosi davanti a Unicredit a Piazza Affari. Il clima è molto positivo attorno alle emissioni obbligazionarie nell’Eurozona e l’Italia offre l’indubbio vantaggio di titoli ben più remunerativi rispetto al resto dell’area, secondi alla sola Grecia.

Fame di rendimento, Italia allettante

La fame di rendimento è diventata patologica. I Bund a 10 anni offrono oggi meno del -0,40%, scendendo per la prima volta sotto il tasso overnight della BCE.

E anche il ventennale rende negativamente, mentre il trentennale compie un altro passo verso lo zero, attestandosi al momento a poco meno dello 0,19%. Con una curva tedesca per due terzi ormai sottozero, gli investitori istituzionali non sanno dove acquistare bond di alta qualità e al contempo con rendimenti almeno positivi. Per questo, o si assumono maggiori rischi e si spostano verso la periferia dell’area, tra cui l’Italia, o rimangono in Germania, ma al costo di subire perdite potenziali sempre più alte.

Peraltro, il taglio dei tassi overnight BCE atteso per i prossimi mesi non avrebbe alcun impatto concreto sulle banche italiane, non disponendo queste di riserve di liquidità in eccesso, a differenza delle concorrenti tedesche e del resto del Nord Europa, le quali subiranno ulteriori pressioni sui margini. Al contrario, le nostre banche beneficeranno delle nuove aste T-Ltro, con le quali riceveranno prestiti a un costo minimo di 10 punti base sopra il tasso overnight e uno massimo di 10 punti base sopra il tasso di riferimento (-0,3%/+0,1% ad oggi). Dunque, gli stimoli annunciati dal governatore Mario Draghi vanno nel senso di accrescere la liquidità a loro disposizione e di ridurre le pressioni sul fronte degli assets detenuti, sostenendo i corsi dei BTp.

Ecco i guadagni sui Bund ai massimi storici

In genere, per capire le attese del mercato sui tassi overnight, praticamente gli unici su cui la BCE interviene negli ultimi anni, mantenendo invariati quelli di riferimento e di rifinanziamento marginali, bisogna monitorare l’andamento del Bund a 2 anni, il quale attualmente rende il -0,75% e segnalerebbe, quindi, un raddoppio del costo a carico delle banche dell’area sui depositi in eccesso rispetto alle riserve obbligatorie. Gli analisti, invece, puntano a un taglio imminente di 10 bp, seguito verosimilmente da un secondo di uguale entità a cavallo tra quest’anno e il prossimo.

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