La Grecia ha emesso oggi obbligazioni di stato a 10 anni, scadenza marzo 2029, con cedola 3,875%, esitando un rendimento dell’1,5%, uno dei più bassi di sempre nella storia del paese. Il collocamento sul mercato è avvenuto per 1,5 miliardi di euro, attraverso BNP Paribas, Citi, Goldman Sachs, Hsbc e JP Morgan, attirando ordini per complessivi 5,4 miliardi. Il bond in questione era stato emesso per la prima volta nel marzo scorso per 2,5 miliardi, quando il precedente governo Tsipras volle approfittare del forte calo in corso dei rendimenti sovrani.

Non avrebbe certamente immaginato che di lì a qualche mese, anche in previsione della sua caduta in favore del premier conservatore Kyriakos Mitsotakis, i rendimenti si sarebbero più che dimezzati rispetto ai livelli già giudicati molto bassi, data la storia recente di Atene.

I titoli di stato della Grecia continueranno a salire, rendimenti già ai minimi storici

Con l’emissione odierna, quest’anno il Tesoro ha raccolto 9 miliardi di capitali sui mercati, qualcosa come circa il 5% del suo pil, attraverso bond a 5, 10 e 7 anni. In realtà, non ha esigenze di rifinanziamento, anche perché fino al 2022 la Grecia gode del periodo di grazia, durante il quale non deve versare un euro ai creditori europei, detentori del 77% del debito pubblico ellenico. In effetti, ciò a cui punta Atene è di accrescere la liquidità a disposizione, sia per approfittare dei tassi bassissimi di questa fase, sia per segnalarsi più solida possibile agli investitori, i quali stanno apprezzando questa strategia, tornando gradualmente agli acquisti.

Possibili ulteriori miglioramenti per i bond

Ad oggi, considerati gli aiuti europei inutilizzati e stanziati con il terzo “bailout”, lo stato deterrebbe quasi 30 miliardi di euro di liquidità disponibile, anche se altri calcoli, comprensivi delle partecipate pubbliche, portano il dato sopra i 45 miliardi. Denaro prezioso per fronteggiare i pagamenti degli interessi nei prossimi anni, sebbene abbia un costo, pari ai rendimenti spuntati alle emissioni e che all’inizio dell’anno sono stati relativamente elevati, nonostante allora apparissero molto bassi.

A conti fatti, ad esempio, avere emesso il decennale a marzo, anziché in estate, ha comportato il sostenimento di un costo di 60 milioni di euro all’anno in più, 600 milioni fino alla scadenza, lo 0,3% dell’attuale pil.

Il rendimento esitato oggi è stato lievemente superiore a quello rilevato sul mercato secondario poco prima dell’annuncio del pricing, quando viaggiava all’1,47%, salvo scendere subito dopo in area 1,45%. Che la Grecia offra grosse potenzialità lo suggeriscono diversi aspetti. Anzitutto, il ritorno al governo dei conservatori, più vicini alle posizioni di Bruxelles sui conti pubblici e, soprattutto, più liberali in economia, con una visione improntata alle riforme pro-crescita. Secondariamente, i bond ellenici beneficeranno nel tempo degli upgrade delle agenzie di rating, che arriveranno con la ripresa in corso dell’economia, a +0,8% nel secondo trimestre, che si confronta con il +0,2% medio dell’Eurozona.

Miracolo della Grecia, che ora punta sulle banche per accelerare la crescita

Proprio oggi, sulle attese che il premier socialista Antonio Costa formi presto il nuovo governo dopo la vittoria alle elezioni politiche di domenica, i bond del Portogallo a 10 anni hanno visto scendere il rendimento sotto i livelli spagnoli, allo 0,11%. E’ il segno che il potenziale di crescita anche per i titoli ellenici esiste ed è elevato, anche perché essi, a differenza degli altri dell’Eurozona, ancora nemmeno vengono acquistati dalla BCE con il “quantitative easing”, per cui i miglioramenti recenti sono avvenuti “in autonomia”.

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