Scorsa settimana, pur per poco, la Spagna si è unita al club degli stati con obbligazioni sovrane a 10 anni dai rendimenti negativi sul mercato secondario. Al momento, invece, il decennale di Madrid si attesta allo 0,15%, in netta risalita rispetto a venerdì scorso, ma appena un anno fa lo stesso si aggirava sopra l’1,40%. La curva delle scadenze in Spagna si è di gran lunga sgonfiata negli ultimi mesi, agganciando il rally ancora in corso sui mercati obbligazionari di tutto il mondo avanzato, e non solo.

Se esistono ormai 16.000 miliardi di dollari di bond con rendimenti negativi, quelli a 30 anni spagnoli non arrivano ormai all’1%. E così quelli del Portogallo, paese sottoposto all’assistenza finanziaria della Troika (UE, BCE e FMI) fino al 2014.

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I guadagni per quanti abbiano scommesso sul debito pubblico della Spagna sono stati elevati e tutti maturati in tempi brevi. Negli ultimi 10 mesi, le scadenze lunghe hanno esitato plusvalenze a doppia cifra. Il decennale con scadenza ottobre 2029 e cedola 0,60% (ISIN: ES0000012F43 ) è stato emesso solamente un mese fa e nel frattempo ha messo a segno un rialzo del 3%. Quello con scadenza gennaio 2029, cedola 6% ed emesso nel lontano 1999 come trentennale (ISIN: ES0000011868) ha guadagnato dall’ottobre scorso oltre il 12%, praticamente circa un ottavo del suo valore di allora.

Guadagni fino al 50% in 10 mesi

E più si guarda alle scadenze più longeve e maggiori i rialzi registrati dalle quotazioni. Il ventennale, cioè i Bonos 2037 e cedola 4,20% (ISIN: ES0000012932), ha nel frattempo fatto guadagnare ai possessori più del 27%, mentre il trentennale 2048, cedola 2,70% (ISIN: ES0000012B47), ha reso quasi il 50%. La scommessa forse non sarà stata delle più facili, perché francamente risultava complicato immaginare fino a pochi mesi fa che la curva spagnola si sarebbe azzerata e che avrebbe reso negativamente fino ai 9-10 anni.

Del resto, per quanto ci fossimo abituati a Bund “glaciali”, non avremmo nemmeno in questo caso previsto che il decennale tedesco sarebbe arrivato (ad oggi) al -0,70%.

La bolla obbligazionaria continua ad alimentarsi delle tensioni internazionali – tra USA e Cina, anzitutto – e dai timori di crisi in Europa e USA, in particolare. La Spagna è riuscita a ridurre le distanze con il nucleo dell’Eurozona, essenzialmente composto da Germania e Francia, e insieme al Portogallo mostra ormai uno spread a 10 anni nell’ordine dei 70 punti base, circa un terzo di quello dell’Italia. A trainare i Bonos c’è la crescita economica spagnola, che resta solida e superiore a quella media europea, cosa che sta consentendo a Madrid di continuare a mantenere il deficit fiscale su livelli relativamente elevati, pur ormai sotto il 3% del pil, nonché di trascinare la sua crisi politica senza soluzioni definitive da 4 anni. Certo è, però, che se il rallentamento dovesse arrivare anche nella penisola iberica, i nodi arriverebbero al pettine e almeno buona parte del rally di questa fase svanirebbe, infliggendo perdite potenzialmente elevate agli obbligazionisti che negli ultimi tempi si sono spostati sulle scadenze medio-lunghe di Madrid e Lisbona.

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