San Marino ha emesso da pochi giorno il Titano bond, le prime obbligazioni collocate dalla piccola repubblica sui mercati internazionali nei suoi 1.700 anni di storia. Ha raccolto 340 milioni di euro, più dei 300 milioni ambiti fino alla vigilia, avendo potuto fare affidamento su ordini elevati. I proventi saranno destinati ad estinguere un prestito-ponte da 150 milioni contratto pochi mesi fa e a finanziare il sistema bancario domestico, gravato dal boom dei crediti deteriorati, quasi al 60% del totale. Si tratta di una scadenza a 3 anni, con data di rimborso fissata per il 24 febbraio 2024 e cedola 3,25% (ISIN: XS2239061927).

L’emissione è avvenuta alla pari.

San Marino emette il suo primo bond internazionale, ma l’operazione presenta un conto salato

Da qualche giorno, il titolo è oggetto di negoziazione alla Borsa di Lussemburgo, dove ha ricevuto un’accoglienza positiva. Stamattina, la quotazione risulta salita a 101,26, segnando un guadagno dell’1,26% in un paio di sedute. Per contro, chi comprasse il bond oggi si ritroverebbe in portafoglio un asset meno redditizio rispetto a qualche giorno fa. Infatti, il rendimento alla scadenza è sceso in area 2,80%.

Considerato che parliamo di un investimento triennale, fuori di dubbio che resterebbe appetibile. Sulla medesima scadenza, il BTp ci offrirebbe un rendimento negativo. E altrove non andrebbe meglio, anzi. C’è da dire, tuttavia, che il rating del debito sovrano sanmarinese è “junk” o “spazzatura”: BB+ per Fitch, praticamente un gradino sotto il livello minimo di “investment grade”.

I rischi del Titano bond

Si corrono diversi rischi nell’acquistare il bond. Il primo è di liquidità e interessa chi avesse intenzione di rivenderlo prima della scadenza. Poiché il taglio è relativamente modesto, gli scambi non saranno verosimilmente sostenuti. Pochi compreranno e altrettanto pochi venderanno di seduta in seduta. Chi volesse approfittare dell’eventuale rialzo dei prezzi, come quello già avvenuto in questi giorni, dovrebbe fare i conti con la possibile incapacità di sbarazzarsi del titolo in fretta e alla quotazione desiderata.

Il secondo fattore di rischio è di credito. San Marino non naviga in acque limpide da almeno un decennio a questa parte. Palese il deterioramento fiscale accusato dal crollo del PIL dopo la crisi del 2008-’09, non seguito da alcuna ripresa. A dire il vero, la repubblica ha subito gli effetti della sua adesione agli standard internazionali per non essere inserita nella lista nera dei paradisi fiscali. E non garantisce più l’anonimato alle società che vi hanno sede.

La pandemia ha aggravato tale rischio, colpendo una fonte principale di sostentamento per l’economia locale: il turismo. Va detto, comunque, che la ripresa dei flussi internazionali dovrebbe consentire a San Marino di riprendersi nel medio termine, sebbene gli affanni del sistema bancario gravano sui conti pubblici, i quali già si sono dovuti fatti carico di ricapitalizzare la Cassa di Risparmio. Ma almeno non corriamo alcun rischio di cambio, essendo il bond denominato in euro. Tenuto conto di quanto sopra scritto, il 2,80% di rendimento annuo per un investimento di soli 3 anni appare un lusso di questi tempi.

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