E’ iniziato ieri e si concluderà domani il “roadshow” tra gli investitori che JP Morgan e Credit Suisse terranno per conto di San Marino. La minuscola repubblica di appena 35 mila abitanti intende raccogliere sul mercato qualcosa come fino a 300 milioni di euro, stando al suo ministro delle Finanze, Marco Gatti. Sarà un’operazione tutt’altro che semplice, anche perché San Marino ci aveva provato già in ottobre ad emettere il suo primo bond, ribattezzato “Titano”. E non ci era riuscito, data la profonda diffidenza degli investitori, i quali avrebbero preteso tassi d’interessi troppo alti per aprire il portafogli.

E San Marino si rivolge ai mercati internazionali per piazzare il suo Titano bond

A causa di quel flop, poche settimane fa la repubblica si è trovata costretta per la prima volta nella sua lunghissima storia a chiedere aiuto all’estero. Ha ottenuto 150 milioni di euro con un prestito-ponte di 12 mesi da parte di una società finanziarie con sede nel Delaware. In cambio, ha dovuto offrire ignote garanzie al creditore. Con l’emissione di questi giorni, sempre che vada a buon fine, San Marino punta a rimborsare quel bond e a sostenere il sistema bancario locale e l’economia, entrambi collassati a causa del Covid.

La scadenza del titolo sarà di soli 3 anni, un modo palese per contenere il costo dell’emissione, ma che per contro non garantisce al governo di poter respirare a lungo. Quattro mesi fa, puntava a finanziarsi a 5 anni, ma evidentemente il governo ritiene che su questa scadenza non possa attirare adesioni sufficienti a costi limitati. Raccogliere 300 milioni in un’era in cui affluiscono ordini anche per centinaia di miliardi su importi offerti per pochi miliardi e con rendimenti prossimi allo zero potrebbe sembrare un gioco da ragazzi. Tuttavia, l’entità del Titano bond equivarrebbe a circa un quinto del PIL sanmarinese.

Obiettivamente, sembra troppo. E parliamo di debito “spazzatura”, con Fitch a classificarlo con rating BB+ e prospettive negative.

Un tracollo economico che arriva da lontano

Il turismo incide per il 19% del PIL e il 31% dell’occupazione del piccolo stato all’interno del territorio italiano. A Natale, la disperazione aveva spinto il governo sanmarinese ad aprire ai turisti stranieri, salvo tornare sui suoi passi per non andare allo scontro con l’Italia. La situazione finanziaria è tragica. I crediti deteriorati delle banche locali sfiorano il 60% del totale. Peraltro, già al netto della pandemia l’economia domestica versava in profonda crisi, essendosi contratta di circa un quarto dal 2008, a seguito anche dei necessari passi in avanti che la repubblica ha dovuto compiere per non essere inserita nella lista europea dei paradisi fiscali.

Il segreto bancario e l’anonimato delle società sono venuti meno. Ciò ha messo i capitali in fuga, con i depositi bancari crollati da 15 a 5 miliardi in un decennio. Nel frattempo, il debito pubblico è esploso dal 13% all’87% stimato per l’anno prossimo. Con la liquidità ottenuta sui mercati internazionali, San Marino spera di ricapitalizzare le banche e di ottenere i fondi necessari per dare una mano agli abitanti. Alla fine, probabile che diversi istituzionali si convincano a prestare denaro alla repubblica, ma a caro prezzo. I rischi insiti nell’emissione appaiono elevati e non alla portata degli investitori retail. Peraltro, la scarsa liquidità del bond provocherebbe più di un problema nel caso di disinvestimento anticipato, date le scarne negoziazioni che si avrebbero alla Borsa di Lussemburgo, dove verrebbe verosimilmente quotato.

Titano bond, quello che devi sapere per investire a San Marino

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