Che fine avrebbero fatto oggi 100.000 euro, se li avessimo investiti nel 2009, esattamente 10 anni fa, quando la crisi finanziaria ed economica globale stava spegnendosi, almeno in gran parte del mondo avanzato? Dipende dagli assets, ovvio. Una prima distinzione potremmo farla tra mercato a reddito fisso e mercato azionario. Riguardo al primo, le obbligazioni a loro volta si distinguono tra sovrane e corporate, tra “investment grade” e “high yield”, a seconda rispettivamente della tipologia dell’emittente e del grado di rischio segnalato dai rating.

Perché i bassi rendimenti delle obbligazioni “spazzatura” sono un’insensata follia

Iniziamo proprio dalle obbligazioni sovrane. Un Bund a 10 anni offriva il 3,16% agli inizi di ottobre del 2019, per cui oggi avremmo un montante pari a 131.600 euro lordi, che al netto dell’imposizione fiscale del 12,50% farebbero 127.650 euro. Se la stessa somma la avessimo investita in BTp, i titoli di stato italiani, avremmo oggi poco più di 140.000 euro lordi, qualcosa come 135.175 euro netti. I Bonos stavano a metà strada tra Germania e Italia, un po’ come oggi, offrendo il 3,75% per il decennale. Dunque, avremmo 137.500 euro lordi, pari a poco più di 132.800 netti.

E se avessimo puntato sul corporate in euro? Le obbligazioni “high yield” ci avrebbero reso il 45%, per cui avremmo riscosso oggi una somma di 145.000 euro, sempre al lordo delle imposte, stavolta al 26% sui proventi di natura finanziaria, in salita dall’aliquota del 20% applicata fino al 30 giugno 2014. Il risultato è dato non dal rendimento vero e proprio, quanto dalla quotazione media dei suddetti titoli, incluse le cedole. In media, invece, il rendimento di un bond ad alto rischio 10 anni fa si attestava all’11%, per cui oggi avremmo qualcosa come 210.000 euro di montante lordo.

Investimenti negli USA e oro

E se ci fossimo buttati sul mercato americano? Un Treasury a 10 anni rendeva allora il 3,20%, poco più di un Bund di pari durata, per cui avremmo incassato oggi 198.000 dollari lordi, rispetto ai 150.000 investiti al cambio euro-dollaro di 1,50.

Al netto, farebbero ancora 185.750 dollari, che al cambio attuale farebbero circa 170.400 euro, per cui avremmo ottenuto un rendimento netto effettivo cumulato del 70%. Ancora meglio ci sarebbe andata con il corporate, dato che il comparto “high yield” in dollari ci avrebbe reso il 110% e quello “investment grade” il 67%, pari rispettivamente a un rendimento netto effettivo di oltre il 123% e dell’86%, tenuto conto dell’effetto cambio. Il dollaro nell’ultimo decennio si è rafforzato, infatti, di oltre il 27% contro l’euro.

Spostandoci sul mercato azionario, le borse europee mediamente ci avrebbero reso il 25%, come da Eurostoxx 50, mentre il Dow Jones si sarebbe mostrato molto più generoso con quel +170%, che sfiorerebbe il 200% per via del cambio. In pratica, i 100.000 euro sarebbero diventati 125.000 nel primo caso e circa 295.000 nel secondo. Infine, l’oro, il bene rifugio per eccellenza. Si compra in dollari, come sappiamo; una volta fatta la conversione in euro, scopriamo che nell’ultimo decennio ci avrebbe reso il 71-72%, per cui avremmo oggi una cifra di circa 171.500 euro.

Il prezzo dell’oro in Europa è a un passo dal suo record storico

In conclusione, un investimento realizzato nell’ottobre 2009 si sarebbe rivelato più redditizio nel caso di acquisto di azioni a Wall Street e, a seguire, con le obbligazioni a stelle e strisce, quelle europee, l’oro e, ultime, le azioni europee, sebbene in quest’ultimo caso il discorso vari profondamente da borsa a borsa, con il Dax 40 di Francoforte ad avere segnato +115% e l’Ftse Mib -5%.

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