Era stato annunciato a gennaio e da lunedì il presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador, farà visita agli investitori europei attivi sul mercato a reddito fisso, in vista della prima emissione sovrana di un “green bond”, che sarà denominato in euro. Il “roadshow” sarà tenuto grazie all’aiuto di BNP Paribas, Credit Agricole e Natixis, che stanno mettendo a punto i dettagli per il lancio dell’obbligazione con rating “A3/BBB+/BBB-” e che mira a utilizzare i proventi secondo gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDG).

Non si tratta della prima emissione assoluta di questo tipo sui mercati emergenti latinoamericani. Il Cile ha battuto tutti sul tempo, emettendo l’anno scorso green bond in dollari e in euro, pagando a gennaio il minimo storico. E la Banca Inter-Americana per lo Sviluppo stima in 7 miliardi di dollari le emissioni eco-compatibili nell’America Latina per quest’anno.

Non sappiamo quale sarà l’importo dell’emissione nel caso del Messico, che nei primi giorni di gennaio ha debuttato sui mercati internazionali con un bond in dollari per 3,7 miliardi, attirando una domanda elevata. L’economia messicana dovrebbe essersi leggermente contratta nel 2019 (-0,1%), mentre il deficit atteso nel 2020 è del 2,1% del pil. In tutto, il governo federale dovrà rifinanziarsi sui mercati per il 7,5% del pil, considerando i debiti in scadenza da rinnovare, percentuale che sale all’11,8%, tenuto conto anche dei debiti degli enti locali.

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Perché il green bond in euro

Sul piano creditizio, l’affidabilità del Messico è da tempo messa a dura prova dalla crisi della compagnia petrolifera statale Pemex, che lo scorso anno è stata salvata dallo stato con un pacchetto di aiuti, anche di natura fiscale. Tuttavia, i circa 100 miliardi di dollari di debiti della compagnia rischiano di essere percepiti dal mercato in misura crescente come se fossero sovrani a tutti gli effetti, cioè a carico dei contribuenti.

L’emissione sarà in euro per tre ragioni fondamentali. Anzitutto, il Messico punta a diversificare le fonti di approvvigionamento finanziario. Secondariamente, in questa fase i rendimenti in euro si mostrano tra i più appetibili al mondo, essendo ancora negativi fino alle scadenze medio-lunghe per quasi tutti i paesi dell’area. A titolo di confronto, mentre il Bund a 10 anni continua a flirtare con il -0,40%, il bond messicano sulla medesima scadenza offre il 6,75%, pur in calo dal 9,25% a cui si aggirava nel novembre del 2018. Anche il Messico, quindi, ha beneficiato del rally obbligazionario globale.

Infine, anche il Messico strizza l’occhio a quella fetta crescente del mercato istituzionale europeo, che guarda con favore alle emissioni green, potendo esibire così una sensibilità ambientale agli occhi dei clienti. E in un mondo sempre più indebitato, gli investitori vogliono sapere più che in passato che fine faranno i loro soldi. Il governo messicano, ad esempio, sta studiando anche una sesta emissione di obbligazioni (in dollari) contro le catastrofi naturali, tesa a garantirgli capitali per i casi di terremoti e uragani, fenomeni a cui il paese non è estraneo. Chiaramente, ai bassi rendimenti a cui avverrà l’indebitamento farà da contraltare il rischio di cambio, perché se il peso si deprezzasse contro l’euro entro la scadenza, il capitale da rimborsare peserà di più sulle casse statali.

Bond messicani in dollari contro le catastrofi

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