Il ministro delle Finanze del Messico, Arturo Herrera, ha annunciato giovedì scorso che il governo emetterà nelle prossime settimane bond in dollari contro le catastrofi, al fine di ottenere dai mercati una sorta di copertura assicurativa nel caso si verifichino eventi naturali avversi, ossia terremoti e uragani. “Speriamo che non succeda, ma nel caso dobbiamo farci trovare preparati”, ha dichiarato. Secondo le indiscrezioni, l’emissione sarebbe già in corso, grazie alla collaborazione con la Banca Mondiale e la controllata Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS).

Non sarebbe una novità per il paese emergente latinoamericano, perché già in passato risultano essere stati emessi cinque bond del genere, attraverso FONDEN, il fondo statale di copertura contro i disastri naturali. Sempre stando alle informazioni in possesso della stampa, le tranche in corso di emissione sarebbero quattro e tutte della durata di 4 anni. Nei dettagli, la prima da 125 milioni di dollari sarebbe la cosiddetta “Classe A” contro i terremoti ed esporrebbe a bassi rischi, con perdite attese dello 0,90% e rendimento del 3-3,50%.

La seconda tranche da 100 milioni sarebbe la “Classe B” sui terremoti ed esporrebbe a rischi maggiori, con perdite attese del 5,78% e rendimento dell’8,25-8,75%. La terza tranche, sempre da 100 milioni e “Classe C”, riguarderebbe tempeste e uragani sulla costa atlantica, con perdite attese del 5,61% e rendimento del 10-10,5%. Infine, la quarta tranche da 100 milioni e “Classe D”, coprirebbe i casi di tempeste e uragani sulla costa del Pacifico, con perdite attese del 4,06% e rendimento del 6,75-7,25%.

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Come funzionano questi bond

Come funzionerebbero queste tranche? Nel caso in cui si verificasse uno degli eventi coperti, l’investitore perderebbe il capitale investito, in quanto non gli verrebbe rimborsato. Per questo, il rendimento offerto si mostra elevato, considerando che si tratti di emissioni in dollari USA.

Ma la misura del mancato rimborso dipenderebbe dalla gravità e dall’ubicazione dell’evento. In concreto, più alta la magnitudo di un terremoto o la forza di un uragano e minore la percentuale di capitale rimborsata. Quattro sarebbero i payout possibili per gli investitori: del 100%, nel caso in cui nel quadriennio di durata dell’investimento non si verificasse l’evento coperto; del 75%, nel caso di evento relativamente poco grave; del 50%, nel caso di evento mediamente grave; del 25%, nel caso di evento molto grave.

Chiaramente, all’atto dell’emissione saranno specificati i parametri esatti legati a ciascuna tranche. Per il momento, basti sapere che questo investimento presupporrebbe l’assunzione di un rischio non ponderabile, visto che madre natura non fornisce in anticipo informazioni su quanto provocherebbe di avverso in un territorio. Le stime delle perdite accusabili dipendono chiaramente dalle probabilità che un evento si verifichi in un lasso di tempo, analizzati i dati passati. Ma avvertiamo sin da subito che la storia passata nulla ci dice sulle probabilità future di ripetersi di un evento. Siamo nel campo dell’aleatorietà, una sorta di roulette russa.

Per le obbligazioni contro le catastrofi emesse sino ad ora, questo il meccanismo di funzionato previsto in Messico: FONDEN agisce come assicurato contro l’evento e il suo assicuratore risulta essere Agroasemex, un altro ente pubblico domestico. A sua volta, Agroasemex stringe un accordo di riassicurazione con Swiss RE, il quale stringe un accordo di retrocessione con la BIRS, collateralizzato dalla vendita delle obbligazioni sul mercato. Il Messico ha subito due devastanti terremoti nel 2017, con danni stimati nell’ordine di centinaia di miliardi di dollari. E il suo territorio risulta esposto anche a tempeste e uragani, similmente a parte del territorio USA.

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