Non è facile offrire più dei BTp in termini di rendimento, persino tra le obbligazioni corporate italiane. Nei giorni scorsi, vi abbiamo dato la notizia che ben 14 società con rating “junk” hanno visto scendere sottozero i rendimenti di almeno un loro bond quotato sul mercato secondario. Nessuna di esse risulta essere italiana, stando alla lista pubblicata da Bloomberg. Ciò non significa che tra gli “investment grade” non vi siano anche in Italia rendimenti negativi. Il caso più importante forse è Enel, che gode di un rating complessivamente a cavallo tra tra “A” e “BBB”.

Corporate Italia batte BTp, se aziende e banche s’indebitano a costi più bassi dello stato

In un ambiente scarsamente o per nulla remunerativo del risparmio, scorgere tra le società quotate nell’Ftse Mib obbligazioni che rendono più dei BTp e che potremmo ugualmente definire solide, vuoi per il rating assegnato dalle agenzie all’emittente, vuoi per la storia e le dimensioni delle società in gioco, non è roba da poco. Inserire questi bond in portafoglio sarebbe un’opera di diversificazione e di innalzamento del rendimento complessivo. Partiamo dalle obbligazioni ENI con scadenza 2025 e cedola 3,75% (ISIN: XS0970852348). Al momento, sul mercato le si acquista a poco meno di 115, per cui esitano un rendimento annuo alla scadenza in area 1,15%, circa 10 punti base in più rispetto all’omologo BTp per durata. ENI vanta rating “A-” per Standard & Poor’s e Fitch, “Baa1” per Moody’s.

Andando avanti, abbiamo FCA, la casa automobilistica italo-americana, il cui rating creditizio risulta basso, cioè a cavallo tra “BBB-” e il primo gradino dell’area “junk”. Cionondimeno, le sue obbligazioni appaiono interessanti anche sotto il profilo del rischio effettivo. Quelle a tasso fisso (in euro) con scadenza marzo 2024 e cedola 3,75% (ISIN: XS1388625425) quotano a 111,62 oggi e offrono così un rendimento lordo in area 1,20%, circa 50 centesimi in più rispetto al BTp di pari durata.

Cedole alte e rendimenti doppi dei BTp

E ancora, troviamo Leonardo (ex Finmeccanica) a offrire poco meno dell’1,40% per il suo bond con scadenza marzo 2025 e cedola 4,875% (ISIN: XS0215093534), qualcosa come ben 70 punti base in più rispetto al BTp. Quanto al rating, esattamente uguale a quello di FCA. Il titolo lo si acquista oggi a quasi 119. E le obbligazioni Pirelli “callable” gennaio 2023 e cedola 1,375% (ISIN: XS1757843146) rendono l’1,30%, nettamente sopra il BTp di circa 85-90 bp, quotando appena sopra la parità (100,26).

Infine, una delle obbligazioni più chiacchierate di quest’anno: il bond “Cristiano Ronaldo” della Juventus, così ribattezzato dalla stampa per legarne le entrate al finanziamento dell’acquisto dell’attaccante portoghese nell’estate scorsa. Trattasi di un “callable” febbraio 2024, per cui presenta una durata residua di poco superiore ai 4 anni e mezzo e cedola 3,375% (ISIN: XS1915596222). Alla Borsa di Dublino, dove viene negoziato dal febbraio scorso, vale poco meno della parità e rende il 3,4%, qualcosa come ben 270 bp sopra il BTp. L’unico problema di questo titolo “unsecured” consiste nella sua scarsa liquidità, essendo stato emesso per soli 175 milioni di euro, un quantitativo non sufficiente a garantire di per sé numerose contrattazioni giornaliere. E poiché risente direttamente dei risultati in campo del club bianconero, se ne consiglia l’eventuale acquisto nel caso in cui si fosse disponibili a tenerlo fino alla scadenza, superando così senza problemi anche eventuali fasi di volatilità.

Bond Juventus, falsa partenza a Dublino

Questi 5 titoli in portafoglio offrirebbero una cedola media del 3,4%, pari a un buon 3,1% dell’investimento medio eventualmente effettuato. Il rendimento medio alla scadenza, invece, tenuto conto dei prezzi di acquisto, risulterebbe pari a circa l’1,7% per una scadenza media inferiore ai 5 anni. Investendo la stessa cifra in BTp a 5 anni, si otterrebbe un rendimento di circa la metà.

E se la corsa dei nostri titoli di stato viene limitata al ribasso dalle tensioni politiche a Roma, quella delle obbligazioni corporate avrebbe maggiori potenzialità di proseguire, specie se la BCE riattivasse gli acquisti di assets con un secondo ciclo di “quantitative easing”. In quel caso, sarebbe anche possibile spuntare prezzi più alti rivendendo i titoli prima delle rispettive scadenze.

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